L’acceso e partecipato convegno, promosso dall’avv. Alfonso Senatore, che si è tenuto ieri sera giovedì 20 aprile presso la Biblioteca di Cava de’ Tirreni, ha evidenziato una grande ignoranza, nel senso di scarsa conoscenza di un problema o di una realtà da parte della maggioranza dei cittadini: e nei confronti di ciò che non si conosce c’è paura e preoccupazione.
Ma andiamo con ordine.
La sala gremita della Biblioteca cittadina ha ospitato i relatori al tavolo dei lavori, il promotore e organizzatore avv. Alfonso Senatore, il suo collaboratore Avv. Filippo Melluso, già Comandante del Corpo di Polizia Locale, il Prof. Luigi Gravagnuolo, ex Sindaco, e Frate Giacomo Santarsieri, Cappuccino, e rettore della Casa di riposo San Felice di Pregiato; tra il folto pubblico anche personalità della politica.
Non ha avuto un compito facile il moderatore Pasquale Petrillo, direttore di questo giornale, per tenere a bada alcuni cittadini i quali intendevano intervenire durante le relazioni, specialmente quelli contrari all’accoglimento di altri 160 rifugiati qui a Cava.
Il convegno ha visto in contrapposizione tre livelli di interventi: uno esclusivamente tecnico e legale, svolto da Filippo Melluso e, in maniera molto organica e approfondita, da Luigi Gravagnuolo; quello emozionale e passionale di Alfonso Senatore, contrario ad ogni forma di accoglienza non minuziosamente pianificata; e quello pratico e umano, oltre che dello stesso Gravagnuolo, anche di fra Giacomo Santarsieri, il quale, come rettore della Casa di riposo che ha già ospitato venti rifugiati, grazie ad una intesa diretta con il Prefetto, vive quotidianamente il problema.
Parlavo, in apertura di questo articolo, dell’ignoranza con la quale il problema immigrazione viene affrontato, ignoranza in larga parte alimentata anche dalla stampa che non sempre svolge pienamente e correttamente il proprio ruolo, parlando impropriamente di “immigrazione”, termine generico che dice tutto e quindi nulla.
Infatti l’argomento del convegno è il progetto di ospitalità in città di 160 rifugiati, oltre i 20 già ospitati presso il Convento dei frati Cappuccini; parlare genericamente, come si fa in genere, di immigrati, non fa comprendere il vero problema, giacché, con il termine di “rifugiato” si intendono esclusivamente persone che giungono in Italia perché scappano da zone di guerra, e che, in base all’art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951, sottoscritta anche dall’Italia, si applica esclusivamente a tali persone, come ha chiarito ottimamente Gigino Gravagnuolo.
Il “rifugiato e richiedente asilo”, quindi, è una persona già chiaramente identificata, che richiede tale “status” e conseguente asilo politico. Nulla ha in comune con l’immigrato nel senso generico del termine, vale a dire con tutti coloro che anonimamente giungono nel nostro paese e dal quale vogliono, per la maggior parte, andare via per raggiungere i paesi del nord Europa ritenuti più appetibili in quanto economicamente più floridi e nei quali vi sono più possibilità di inserimento stabile.
La ignorante mescolanza di “rifugiati richiedenti asilo” con altri alimenta infondati timori, specialmente negli strati meno acculturati della popolazione, verso i quali si rivolge chi fomenta facile populismo e rifiuto degli “altri” che, piuttosto che essere considerati esseri umani in cerca di una prospettiva di vita migliore, vengono sempre più spesso identificati come una massa di delinquenti che intende solo impadronirsi dei nostri beni, delle nostre case, del nostro suolo, talvolta in maniera violenta.
Chiarito, comunque, che non è di questa ultima categoria che si parlava, il convegno ha avuto anche il pregio di informare che alla categoria di “rifugiato richiedente asilo”, della quale fanno parte i 160 che probabilmente saranno ospitati a Cava, appartengono esclusivamente persone chiaramente identificate e registrate, le quali godono del privilegio di essere ospitate in strutture per le quali le leggi prevedono canoni ben precisi: minimo di spazio vitale, servizi adeguati e rispondenti a determinate caratteristiche; in mancanza né il Prefetto, né le autorità cittadine possono decidere alcunché in quanto in rispetto delle vincolanti norme su indicate è soggetto a stringenti controlli; e solo in presenza di quelle caratteristiche abitative ai Comuni ospitanti vengono erogati i fondi per l’ospitalità dei “rifugiati” (35 euro a persona al giorno).
La categoria dei “rifugiati e richiedenti asilo” è previsto che venga ospitata dai Comuni nella misura del 3 per mille della popolazione residente: ed è proprio da tale indice che scaturisce il numero di 160 “rifugiati” dei quali si parla, per i quali comunque, allo stato, non vi è certezza che possano essere ospitati a Cava, giacché non sono state ancora individuate strutture adeguate alle caratteristiche previste dalla legge.
“Ma allora -potrebbe domandarsi qualcuno- in considerazione di tutto ciò l’impalcatura sviluppatasi sul caso è tutta artificiosamente costruita?”.
Personalmente non mi sento di aderire a tale tesi, giacché nel nostro Paese, pure se denominato “la culla del diritto”, si sa che le leggi, se e quando ben fatte, sembrano perfette, ma poi si prestano a innumerevoli interpretazioni, che generano tanti cavilli; e alla fine ci si ritrova con una “legge perfetta” difficilmente applicabile, e la cui mancata applicazione determina conflitti sociali, alimenta populismi e crea fratture insanabili.
Non sono peregrini, infatti, gli argomenti con i quali Alfonso Senatore contrasta l’accoglimento dei 160 “rifugiati” giacché, da uomo di legge, sapendo come vanno le cose, teme che alla fine tutto si risolva in un “papocchio” con ulteriori danni alla cittadinanza; d’altronde l’avv. Senatore, che ha il pallino della “sicurezza” e della vigilanza delle nostre contrade, sa che non v’è un adeguato sistema di controllo del territorio, tant’è che si è fatto promotore di iniziative a ciò finalizzate che coinvolgono larghi strati della popolazione.
Purtroppo la passione che Alfonso Senatore mette nelle cose in cui crede lo porta, talvolta, ad alimentare, inconsapevolmente, paure in larghi strati della popolazione, come gli interventi finali da parte di numerosi ascoltatori hanno evidenziato; lasciando stare quelli di matrice puramente ideologica (come quelli di chi attribuisce l’attuale fenomeno migratorio all’invasione dell’Iraq, o all’intervento militare in Afghanistan, o agli F24 in costruzione), tutti gli altri si sono basati quasi uniformemente sul falso obiettivo di “aiutiamo prima gli italiani” argomento tanto caro ai populisti (leghisti, pantastellati e compagni), quasi che le risorse economiche provenienti dalla UE e destinate all’accoglimento dei “rifugiati” possano essere “distratte” e destinate alla soluzione dei problemi di disadagio dei cittadini, la cui soluzione che compete esclusivamente ai Comuni e alle finanze nazionali.
Ma l’avv. Senatore, alla fine, non ha escluso il suo personale appoggio, relativamente ai 160 “rifugiati” da ospitare, anche all’attuale amministrazione, qualora la stessa assicurerà il rispetto delle attuali norme e riuscirà a trovare alloggi adeguati.
Ma probabilmente la cosa più sensata, dal punto di vista pratico, l’ha suggerita, nei suoi interventi, frate Santarsieri che, per la sua esperienza maturata sul campo già da circa un anno, ha esortato a non chiudersi contro l’accoglienza, ma piuttosto che ciascuno dia il suo contributo: se ogni frazione si adoprasse per accogliere pochi di questi rifugiati, il problema si risolverebbe da solo, senza ulteriori polemiche e traumi.