La camorra come elemento “costitutivo” delle relazioni sociali praticate nell’area napoletana è un’iperbole.
Una esagerazione che ci può stare nelle valutazioni del Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, frastornata dalla mole di dossier sui fenomeni di criminalità quotidiana e sulle infiltrazioni malavitose negli uffici della pubblica amministrazione.
Ci può anche stare il risentimento verso un aggettivo improprio per chi vive onestamente sia nelle periferie urbane e sociali che nei quartieri alti e nei centri decisionali.
L’equivoco nasce quando alla camorra o alla mafia si vuol dare un colore politico e non meraviglia tanto l’ambiguità delle parole quanto la loro strumentalizzazione per scopi elettorali. Perciò, anche questa può assumere le forme del voto di scambio. Forse si o forse no; certamente è più subdola dello scambio su promesse di favori.
Il dubbio resta perché quando “si cominciano a combattere le mafie vernacole vuol dire che già se ne è stabilita una in lingua” (da “A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia). Come dire che non ci sono né salti, né vuoti di potere nel governo del malaffare e della mala politica che lo alimenta per trarne vantaggi elettorali o per professare un ruolo di antagonismo alla mafia.
Non è il caso di rinverdire vecchie polemiche sul professionismo dell’antimafia, ma saggezza vuole di stare attenti, secondo un avvertimento di Bertolt Brecht, affinché quando si fanno marce contro il nemico questi non si metta alla loro testa. Il che non vuol sminuire i movimenti di lotta contro la tracotante presenza, nella società e nelle istituzioni, di soggetti ispiratori di mafia o di camorra. Si tratta di far funzionare gli strumenti di prevenzione e di non aspettare gli interventi della magistratura per indignarsi.
E’ un problema di cultura della legalità, senza la quale non si avverte il “puzzo del compromesso, della indifferenza, della contiguità e della complicità”. Sono parole di Paolo Borsellino, dietro le quali c’è la consapevolezza del magistrato che ha scandagliato nei rapporti tra uomini di mafia ed uomini delle istituzioni. Il fenomeno è ancora vivente e riguarda il rapporto essenziale e vitale che questo tipo di criminalità organizzata ha col potere, sotto qualsiasi forma, al di là delle sfumature cromatiche dei politicanti.