scritto da Redazione Ulisseonline - 12 Marzo 2015 08:54

Salerno, l’arte di Peppino De Filippo raccontata da Adolfo Gravagnuolo al Club Rotary Est

“Aglio, fravaglio, fattura can nun quaglia! Corna, bicorna capa r’ alice e capa r’aglio!”. Era questa la  famosa formula scaramantica anti malocchio declinata dal mitico Pappagone, interpretato dall’attore napoletano  Peppino De Filippo, che nel 1966, all’interno del programma musicale –  televisivo “Scala Reale” inventò questo straordinario personaggio, con il ciuffo di capelli dritto sulla testa, che concludeva sempre le sue divertenti gag ripetendo convinto:” Equequa!”.

A ricordarlo è stato il grande cultore cinematografico salernitano, Adolfo Gravagnuolo, che durante la conviviale rotariana a lui dedicata dal presidente del Club Rotary Salerno Est, il dottor Antonio Napoli, ha svelato alcuni aspetti inediti e sconosciuti dell’arte di Peppino De Filippo: “Pappagone debutta alla fine di settembre del ’66 e termina il suo percorso il 6 gennaio del 1967. In poco più di quattro mesi, la maschera di  Pappagone, ben studiata, che bucava il video, ha avuto un successo popolar-nazionale. E’ una delle pochissime maschere del ‘900. Nonostante le lucrose  offerte dei  produttori cinematografici, Peppino non volle che la sua maschera continuasse a recitare”.

Gravagnuolo, con le sue abilità di fine dicitore e con grande ironia, ha raccontato che Peppino De Filippo, dopo aver lavorato in teatro  iniziò a fare cinema: “Con i suoi 94 film ha lasciato una traccia nel mondo del cinema. Ha saputo comprendere, sessant’anni fa , i tempi del cinema, soprattutto i tempi comici, che sono rapidissimi. Rispetto ai tempi comici, se si fa attenzione si rileva che Totò e Peppino sono stati molto più veloci di Boldi e De Sica. Avevano una creatività e una improvvisazione di fondo  che non hanno gli attori di oggi, costretti a leggere i testi di coloro che preparano la trama comica. Totò e Peppino improvvisavano, come nella tradizione della storia della commedia dell’arte”.

Gravagnuolo ha anche precisato che Peppino non è stato mai una spalla, ma un partner di Eduardo, di Titina e di Totò. “Totò e Peppino sono due colossi poliedrici che, involontariamente, al cinema, nei loro tredici film, su quindici fatti insieme,  diventano maschere. Oggi esistono centinaia di ristoranti e pizzerie nel mondo che sono stati dedicati a Totò e Peppino”.  Gravagnuolo ha anche raccontato che Peppino  è stato un artista a tutto tondo: “E’ stato un poeta. Ha scritto poesie, favole per bambini. Ha fatto anche  dei quadri, dei disegni,  realizzati con inchiostro di china, raffiguranti, quasi sempre, la maschera di Pulcinella che lui non ha mai interpretato, ne a teatro,  ne al cinema”.

Durante la serata è stato proiettato anche una breve parte tratta dal film “La Cambiale”, con Totò e Peppino che interpretano due falsi testimoni in tribunale, che ha divertito tutti i presenti. Alcuni componenti del coro del Teatro Verdi di Salerno, coordinati dalla  dottoressa Rosalba Loiudice, Direttore  di Produzione del Massimo cittadino: i soprani Beatrice Amato (nipote  del notaio Gaetano Amato, socio fondatore del Club Rotary Salerno Est) e Lucrezia Benevento,  con il tenore Francesco Pittari, hanno eseguito il brano “Paese Mio”, una canzone scritta e musicata  da Peppino De Filippo, accompagnati al piano dal Maestro Francesco Aliberti  e al violino dal Maestro Rosario Macchiarulo che, durante la serata, con un loro sottofondo musicale hanno accompagnato anche il  poeta del Rotary, Vincenzo Tafuri, che ha declamato quattro poesie scritte da Peppino De Filippo, tra le quali “Guardo o sole” dedicato da Peppino alla moglie Lidia, prematuramente scomparsa; e  la pregevole interpretazione del socio Bruno Maione, che ha recitato due favole dell’attore napoletano: “Il Topo” e “Il cagnolino barbone”.

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