scritto da Redazione Ulisseonline - 09 Maggio 2016 09:07

Salerno, il Marocco al Rotary Est

“In Marocco, che è un’isola felice del Mediterraneo, non è mai esistito l’antisemitismo, l’avversione verso l’altro su base teologica  che dominò, invece, nell’Europa cristiana. Nel mio Paese, anche l’immagine della donna è stata filtrata in funzione  di valori e rivendicazioni prettamente occidentali. In Marocco è in atto un effervescente e attualissimo dibattito tra donne, sul proprio ruolo nella società e sui propri diritti, che coinvolge laiche, islamiste e islamiche che stanno recuperando il ruolo storico della donna nel Corano, tradito da un’interpretazione misogina propria di una società patriarcale dell’Islam. Il nostro Re, Mohammed VI, in uno dei suoi primi discorsi affermò che nessun progresso sarebbe potuto avvenire senza il coinvolgimento attivo della metà della Nazione: le donne per l’appunto. Nel 2004 una riforma del settore religioso ha portato all’inclusione delle donne nello spazio attivo della religione, a torto ritenuto di dominio maschile. Queste donne svolgono anche il ruolo fondamentale di alfabetizzatrici delle fasce più deboli della collettività poiché, come disse il professor Jayi: ”L’integralismo si vince con la scienza e non con la prigione”.

E’ stato il dottor Abdelhak Loqmane, mediatore culturale, che da circa trent’anni vive in Italia,  a illustrare le notevoli potenzialità  che offre il Marocco, durante la conviviale rotariana organizzata dal Presidente del Club Rotary Salerno Est, il dottor Pierluigi Carraro, che ha voluto  aprire una finestra sul Marocco:” Rappresenta un’eccezione nell’universo arabo – islamico. In Marocco, unico caso nel  bacino del Mediterraneo, da sempre  convivono ebrei, cristiani   e musulmani”.  Il dottor Abdelhak Loqmane ha sottolineato come il Marocco sia un’isola di stabilità della sponda Sud del  Mediterraneo:” Per debellare dalle loro fondamenta fenomeni di estremismo e terrorismo sono stati attivati vari progetti infrastrutturali per modernizzare il Paese in modo armonico. Questi progetti, uniti all’idea di sviluppo umano inclusivo e sostenibile, al principio della partecipazione ai processi di cambiamento, al rispetto dei diritti umani fondamentali dei cittadini, e alla tradizionale accoglienza e inclusione che caratterizzano il mio Paese, renderanno il Marocco un Paese in grado  di proporre un modello indipendente e assolutamente moderno di Stato arabo. Dal mio punto di vista è questa la nostra Primavera Araba che non può e non deve essere fiaccata, sottovalutata o, ancor peggio, violata”.

Il professore napoletano Sergio Ventriglia, docente di Geografia e Politica dell’Ambiente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “L’Orientale” di Napoli per ben 25 anni si è occupato della geografia economica del  Marocco:” E’ un Paese un po’ fuori dagli schemi in tutta l’area arabo – islamica anche perché non ha mai fatto parte dell’impero ottomano. Alla fine degli anni 50 ci sono state le colonizzazioni francesi e le lotte per l’indipendenza. C’è stato poi un decollo economico grazie alle risorse minerarie importanti: il Marocco è stato per decenni il primo venditore di fosfati nel mondo.

Il figlio di Hassan II, Moḥammed VI, dal 1999 in poi ha modernizzato il Paese, modificando il sistema giuridico e aprendo alle minoranze.  Il Marocco  ha la capacità di coniugare tradizione, cultura e modernità, in un dialogo aperto tra le rive  Mediterranee”. Ventriglia ha parlato anche della centralità del Mezzogiorno come area ponte nel Mediterraneo e ricordato che la migrazione dal Marocco verso l’Italia negli ultimi venti anni si è notevolmente ridotta.

L’architetto della Provincia di Salerno,  Ruggiero Bignardi, ha presentato lo studio di fattibilità per il restauro dell’antica Kasbah di Agadir, un progetto di cooperazione euro – mediterraneo realizzato nel 2010 dalla Provincia di Salerno, Servizi Beni Culturali, in collaborazione con l’Università di Agadir e la società  Gemm – Tecla:” Si tratta di un progetto di scavo dell’ex kasbah di Agadir, una cittadella fortificata interamente  rasa  al suolo dal terremoto del 1960 che provocò la morte di  15.000 persone , 5000 solo all’interno della kasbah. Oggi Agadir ha raggiunto circa 400.mila abitanti. Noi abbiamo cercato di ridare vita a quella kasbah recuperandone la memoria storica”.

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