Salerno, “Il delitto della spider verde” la nuova inchiesta del commissario Esposito
Una giovane donna bionda, bellissima, probabilmente straniera, viene trovata morta, strangolata, sul sedile di una spider verde scuro, una Mazda MX5, parcheggiata nel piccolo parcheggio del “Bar Cristal”, in Via Costiera Amalfitana di Vietri sul Mare, un bar che in realtà è stato chiuso un paio d’anni fa,” dalle pareti di roccia”, con un terrazzo dal quale si godeva una fantastica vista panoramica del Golfo di Salerno, con in primo piano la bellissima cupola in maiolica del Duomo di San Giovanni Battista di Vietri sul Mare, ubicato dove, da anni, ha sede l’atelier del noto designer salernitano Antonio Perotti.
Il commissario Giuseppe Esposito, della Questura di Salerno, viene chiamato per indagare sulla morte della giovane donna, ma l’indagine sin da subito si rivela complicata perché sull’auto della vittima manca qualsiasi oggetto che possa permettere di risalire all’identità della vittima. Comincia così l’ indagine che porterà il commissario Esposito e la sua squadra, da lui denominata dei “Quattro Moschettieri”, composta dagli ispettori Liuzza, Maria, Dolores e Pietro Ferrara, ad indagare tra Amalfi, il Borgo Scacciaventi di Cava de’ Tirreni, ed alcuni centri dell’Agro Nocerino Sarnese dove sono numerose le fabbriche agroalimentari: “E’ in questo mondo che il commissario riuscirà a scoprire la verità e a mettere le mani sull’esecutore materiale e sul mandante dell’efferato delitto”, ci ha raccontato l’ingegnere napoletano, Giuseppe Esposito, autore del romanzo giallo: “Il Delitto della spider verde”, edito da “LFA Publisher” che, dopo il successo del suo precedente libro:” Liberi da morire”, ambientato tra la Salerno e la Costiera Amalfitana di oggi e quella dei favolosi anni 60 -70, continua ad affascinare i lettori con le inchieste del commissario Esposito, un personaggio al quale cominciamo ad affezionarci.
L’ingegnere Giuseppe Esposito, dopo aver lavorato in Francia e in altri Paesi europei come consulente di una multinazionale del settore alimentare, vive ormai da tanti anni a Salerno dove ha sposato la signora Lina Esposito che lo ha incoraggiato costantemente a riprendere l’antico sogno della scrittura:” Ho sempre avuto la passione di leggere e di scrivere, sin dai tempi del liceo, ma solo da quando, nel 2011, sono andato in pensione ho potuto dedicarmi a questa vecchia passione mai soddisfatta prima”.
L’autore, nel romanzo, scandaglia la psicologia dei personaggi che animano il racconto, svelandone le debolezze, le ansie, le piccole fissazioni, le abitudini, come quella del commissario Esposito di andare ogni mattina a prendere il caffè al “Bar Umberto”; le passioni:” Il commissario Esposito ama ascoltare le canzoni di Roberto Murolo, Gino Paoli, Antonello Venditti, Frank Sinatra, e leggere i gialli di Georges Simenon, i libri di Buzzati e Pavese, ma anche i racconti di Guareschi, che vedono protagonisti i simpatici ” Don Camillo e Peppone” che rappresentavano l’immagine di un Paese ancora ingenuo ed essenzialmente sano. Un Paese dove i ladri erano perseguiti e non disponevano delle sorti della nazione”.
Il commissario ama anche mangiare un bel piatto di spaghetti alle vongole o alle cozze: “Nel suo ristorante preferito di Via Santa Teresa , nei pressi della chiesa di Sant’Anna al Porto ” precisa sorridendo l’ingegnere Esposito che in alcune parti del libro usa il dialetto napoletano:” Rappresenta il legame affettivo con le proprie origini”.
Le indagini del commissario Esposito “un antieroe figlio del suo tempo e del Sud”, portano ad indagare su alcune fabbriche di conserve alimentari gestite da imprenditori spesso senza scrupoli:” Speculavano anche sulla retribuzione dei propri dipendenti, con pagamenti in nero o fittizi. I titolari delle aziende si consideravano i padroni e il personale era considerato un fastidio inevitabile”.
Nel libro l’autore ricorda anche l’alluvione di Sarno e fa un’analisi delle dinamiche del mercato del lavoro nel nostro territorio che i giovani sono costretti a lasciare per riuscire a trovare un’occupazione dignitosa. Citando una frase tratta dal libro “Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese, il commissario – ingegner Esposito, invita i giovani a credere comunque in se stessi: ” Non bisogna mai dire per gioco che si è scoraggiati, perché può accadere che ci pigliamo in parola”.