scritto da Redazione Ulisseonline - 03 Settembre 2016 13:28

Salerno, Eduardo Maria Normando: giovane ricercatore sulla ribalta mondiale

Qualche mese fa ci occupammo di una giovane ricercatrice cavese, Maria Giovanna Dainotti, salita sulla ribalta delle celebrità mondiali per aver fatto  una importante scoperta scientifica presso l’Università Jagellonia di Stanford negli Usa.

Oggi ci occupiamo di un  altro giovane salernitano, Eduardo Maria Normando, oculista italiano unico membro italiano di un  gruppo di ricerca internazionale presso il prestigioso Western Eye Hospital di Londra e ricercatore presso la UCL di Londra, il quale ha scoperto che è possibile osservare, dai cambiamenti della retina, i sintomi del Morbo di Parkinson, la terribile patologia che colpisce una persona su 500 e che rappresenta la seconda patologia neurodegenerativa mondiale dopo l’Alzaimer; una delle vittime più note del  Parkinson fu Papa Giovanni Paolo II del quale tutti ricordano  l’irrefrenabile tremolio delle mani.

Oggi, grazie alla scoperta di Eduardo Normando e del gruppo di ricercatori del quale fa parte – Maria Francesca Cordeiro, coordinatrice, Li Guo, Katy M Coxon, James Duggan, Shereen Nizari, Eduardo Normando, Francoise Russo-Marie, Clive Migdal, Philip Bloom, Frederick W Fitzke, Stephen E. Mosssembra che una diagnosi precoce della patologia possa essere fatta esaminando i cambiamenti della retina dell’occhio.

La sintesi dei risultati della ricerca è stata pubblicata pochi giorni fa su Acta Neuropathologica Communications (traduzione dal testo inglese): “Scoperto un nuovo metodo per osservare i cambiamenti nella retina che può essere visto nel morbo di Parkinson prima che i cambiamenti nel cervello si verifichino e i primi sintomi diventino evidenti. Utilizzando strumenti che vengono abitualmente utilizzati in oculistica, gli scienziati sono stati in grado di utilizzare la nuova tecnica di imaging per osservare queste alterazioni retiniche in una fase precoce. Questo metodo permetterebbe una diagnosi precoce di Parkinson e potrebbe anche essere utilizzato per monitorare come i pazienti rispondono al trattamento. La tecnica è già stata testata negli esseri umani per la diagnosi di glaucoma e ulteriori studi clinici dovrebbero iniziare presto per l’Alzheimer”.

“Le prove che abbiamo – ha detto il primo autore della ricerca, il dottor Eduardo Normando – suggeriscono fortemente che potremmo essere in grado di intervenire molto prima e in maniera più efficace nel trattamento di  questa condizione devastante, utilizzando questa tecnica di imaging non invasiva e conveniente.””

“Questa è potenzialmente una svolta rivoluzionaria nella diagnosi precoce e nel trattamento di una delle malattie più debilitanti al mondo”, ha detto la professoressa Francesca Cordeiro, direttore del gruppo che effettuato la ricerca.
I sintomi in genere si manifestano solo quando oltre il 70 per cento dei neuroni che producono dopamina nel cervello sono stati distrutti.
Dopo l’osservazione dei cambiamenti precoci della retina nel modello sperimentale, il team di ricercatori ha trattato gli animali con una nuova formulazione del farmaco anti-diabetico Rosiglitazone, che aiuta a proteggere le cellule nervose. Dopo aver utilizzato questo farmaco, è stata osservata una ridotta morte cellulare della retina nonché un effetto protettivo sul cervello. Il risultato di questa ricerca suggerisce che questa nuova formulazione potrebbe avere un potenziale come trattamento per la malattia di Parkinson.
“Queste scoperte hanno il potenziale per limitare e forse eliminare la sofferenza di migliaia di pazienti, se siamo in grado di diagnosticare in anticipo e trattare con questa nuova formulazione”, ha detto il dottor Normando.

La tecnologia è stata brevettata da UCL Business.
Eduardo Normando è un salernitano doc, figlio del dott. Giuseppe Normando, noto oculista salernitano, e della dott.ssa Brunella Battipaglia, oramai divenuta salernitana a tutti gli effetti, pure se proveniente da Nocera Inferiore, figlia dell’Avv. Gennaro Battipaglia, Gino per familiari e amici, deceduto tempo fa.

E’ un piacere occuparsi di questi giovani talenti che si fanno onore sullo scenario mondiale, e dei quali il nostro paese si priva per mancanza di programmazione sul futuro della ricerca; giovani studiosi di grande volontà che sono costretti a espatriare per esprimere le loro potenzialità, anche se in cuor loro rimane il rammarico per non poter fare lo stesso lavoro e ottenere gli stessi risultati nel loro paese d’origine.

E a tal proposito Eduardo Normando non esclude di poter tornare, un giorno, a Salerno, dove ha lasciato i familiari e i tanti amici, e dove ancora il papà Peppe esercita la professione, e col quale è in continuo contatto per confrontarsi sulle possibili applicazioni della ricerca.

“Mi manca il vivere in una città a misura d’uomo e con un clima migliore, e poi in Italia si mangia meglio” ha concluso Eduardo Normando.

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