Salerno, come conservare il benessere fisico e mentale anche nella terza età: i preziosi consigli dei medici al convegno AMMI
In Italia circa il 23% della popolazione è anziana e si prevede che nel 2050, salirà al 27%. Grazie all’elevata longevità e alla contemporanea bassa natalità, il nostro Paese detiene il primato della più alta quota di popolazione over 85 (3,0%), a fronte di un valore medio europeo del 2,3%.
E’ importante quindi che gli anziani curino maggiormente la loro salute psico – fisica. Per dare loro dei consigli importanti, la Presidente dell’Associazione Mogli Medici Italiani (AMMI), Nietta Carucci Penta, ha organizzato, all’Ordine dei Medici di Salerno, un convegno ” Come conservare il benessere fisico e mentale in una società che è diventata sempre più adulta”, invitando a relazionare sul tema un Nutrizionista, Antonio Vacca; uno Psichiatra, Walter Di Munzio; un Geriatra, Giancarlo Albano, e un Neurologo, Paolo Barone.
La Presidente Nietta Carucci Penta ha spiegato che l’AMMI è sempre attenta alle problematiche della società: ” Opera attivamente per un’educazione sanitaria e una corretta divulgazione della medicina preventiva in favore della popolazione”. A fare gli onori di casa il dottor Giovanni D’Angelo, Vicepresidente dell’Ordine dei Medici, che ha sottolineato l’importanza del convegno:” E’ importante sollecitare la consapevolezza che è possibile affrontare l’età avanzata in una condizione diversa: sia dal punto di vista fisico che intellettivo”.
Il dottor Antonio Vacca, specialista in “Scienza dell’Alimentazione”, ha parlato della sana alimentazione di un anziano:” Deve mangiare poco. Leggermente al di sotto del suo fabbisogno. Soprattutto amidi, pane e pasta, per il 50%; moderato apporto di proteine (15 – 20%); e il 25% di grassi, di cui solo una quinta parte dovrebbe essere costituito da grassi saturi mentre la rimanente parte da grassi polinsaturi e monoinsaturi. La sana dieta è quella che si conosceva cinquanta anni fa, in buona parte con il concetto di dieta mediterranea, un modello contadino, caratterizzato da sobrietà, vegetalità e convivialità, totalmente scomparso perché è scomparsa quella civiltà, quella ruralità, quel Cilento studiato dal nutrizionista americano Ancel Keys”.
Il dottor Walter Di Munzio, Psichiatra dell’ASL di Salerno, a Nocera, ha spiegato come i “diversamente giovani” possono raggiungere il benessere psicologico:” Che deve essere sempre associato al benessere fisico. E’ fondamentale. Per avere benessere psicologico è importante avere un rapporto equilibrato con il contesto in cui si vive, con le altre persone, con il lavoro, ed anche con l’aspetto ludico, con la “felicità” che è un concetto poco perseguito nella nostra cultura”. E’ importante che il sistema sociale non penalizzi le persone anziane: deve avere attenzione per il loro benessere e curarle in ambienti gradevoli quando sono malate. Bisogna poter utilizzare le potenzialità di un anziano che potrebbe ad esempio, essere un buon tutor per un giovane che inizia l’attività lavorativa che lui svolgeva. Non bisogna far passare l’idea che per dare spazio a un giovane bisogna far andare via un anziano. Giovani e vecchi devono poter camminare insieme”.
Secondo il dottor Giancarlo Albano, Geriatra dell’Asl di Salerno, responsabile del Centro Diurno per malati di Alzheimer di Battipaglia, in una società che cambia e si evolve continuamente è difficile per un anziano adattarsi:” Per raggiungere un benessere psico – fisico, l’anziano deve curare l’alimentazione, l’allenamento fisico e mentale. Naturalmente è indispensabile che le istituzioni aiutino gli anziani ad adattarsi alla nuova società, attraverso la creazione di laboratori e spazi dove possano incontrarsi per stimolare la loro creatività e allenare la mente, cosa fondamentale per un anziano. E’ consigliabile anche giocare spesso con i nipotini o passare del tempo con i giovani in generale per ricevere stimoli continui”.
Il professor Paolo Barone , ordinario di Neurologia presso l’Università di Salerno, ha parlato del passaggio tra la normale vecchiaia fisiologica a l’atrofia cerebrale, con le conseguenze delle malattie neurovegetative: “In questa società in cui riusciamo a trattare malattie complesse e riusciamo ad allungare l’ aspettativa di vita delle persone oltre gli ottant’anni, dobbiamo fronteggiare la vera realtà che è la degenerazione delle funzioni corticali: le capacità cognitive delle persone. Avere delle persone anziane che non hanno funzioni cognitive valide o addirittura sono dementi, è un peso per la società e per i pazienti stessi. Bisogna fare un’opera di educazione, a livello della Medicina Generale, per individuare gli aspetti che sono spia di un’eventuale progressione verso una malattia degenerativa. Nell’arco di dieci anni potremmo avere dei farmaci in grado di rallentare la progressione del deterioramento cognitivo”.
Il professor Barone ha anche spiegato che esiste uno stile di vita in grado di prevenire, parzialmente, l’evoluzione verso la demenza: “Nello stile di vita ci sono attività fisiche e motorie, ma anche aspetti nutrizionistici, di qualità della vita, intesa come riduzione dello stress. Man mano che anticipiamo le nostre capacità diagnostiche e avremo gli strumenti per prevenire, consentiremo a questa società di avere degli anziani attivi con buona qualità della vita. Il futuro è degli anziani, ma dobbiamo essere in grado di consentire, in questa società, di avere delle forze giovani che riescano a collaborare. Se noi frammentiamo la società , con gli anziani da una parte e i giovani dall’altra e tutte le forze attive migrano, ci sarà uno squilibrio che inevitabilmente non sapremo combattere”.