“Migrante perita in mare cercandola libertà”. Non un nome, non una data, né un luogo di provenienza. Sono una frase scarna e anonima per la lapide commemorativa che è stata apposta questa mattina, al Civico Cimitero di Cava de’ Tirreni, sulla tomba di una giovane donna giunta già deceduta nel porto di Salerno lo scorso 5 novembre.
Al suo ingresso in porto le furono assegnati una semplice targa con il numero 26 e l’identificativo A15 D005 per identificarla. Insieme a lei, giunsero esanimi altre venticinque donne a bordo della “Cantabria”, la nave della morte che aveva imbarcato oltre 375 migranti raccolti in mare, tra cui anche 26 donne morte, di età presumibile tra i 14 e 18 anni.
Sedici di esse hanno trovato sepoltura al Cimitero Monumentale di Salerno, le altre salme sono state, invece, sepolte in diversi comuni della provincia. La bara di una di queste sventurate ragazze giunse anche a Cava e qui fu sepolta lo scorso 17 novembre.
“Abbiamo accolto questa sventurata ragazza nel nostro cimitero”, ha affermato il sindaco Servalli nello scoprire la lapide marmorea realizzata dal Rotary Club, “nello spirito che ha sempre contraddistinto i cavesi di generosa accoglienza e di pietas umana. È penoso pensare che su questa tomba non vi sia un nome, come pure non poter avvisare la sua famiglia. Ma, almeno, questa giovanissima ragazza ha una sepoltura rispetto alle migliaia di vittime scomparse inghiottite dal mare”.
Un gesto simbolico quello di ieri, per affermare i valori della civiltà, della solidarietà e della sacralità della vita umana e con lo scopo di evitare che la morte di questa giovane donna che si affacciava alla vita e che cercava un futuro oltre la disperazione della sua condizione, cada nell’oblìo.