Non vorrei tediare i lettori di questo giornale, o alimentare ulteriormente preoccupazioni e paure in coloro che già sono terrorizzati (il termine non è esagerato) dai numerosissimi furti nelle abitazioni nelle quali ignoti malviventi si introducono, sembra a tutte le ore del giorno, incuranti se le stesse siamo libere o occupate.
Infatti, nella maggior parte dei casi i malviventi non si sono fatti scrupolo ad entrare nelle abitazioni mentre la famiglia stava cenando, o mentre la padrona di casa era nella doccia, e immaginate lo spavento di chi si è trovato davanti uno sconosciuto, magari incappucciato, che, una volta scoperto, per fortuna del malcapitato cittadino ha solo arraffato quanto poteva ed è scappato via.
Finora, almeno è stato così; nessuno può assicurare che sarà così anche in futuro.
La spregiudicatezza e la temerarietà di questi delinquenti, spesso giovanissimi, mingherlini, con doti di acrobati, giunge fino al punto di occultarsi momentaneamente se qualcuno, insospettito, chiama Polizia o Carabinieri.
A questo punto siamo purtroppo arrivati, e la maggiore delusione, per non dire altro, è il persistente atteggiamento del sindaco Servalli e dei suoi collaboratori a minimizzare questa emergenza, cercando di rassicurare la popolazione con il risultato di esasperarla ulteriormente, giacché il cittadino si sente contemporaneamente vittima e gabbato, alias preso in giro, beffato proprio da coloro che maggiormente dovrebbero stare al suo fianco.
Negli ultimi giorni sembra che finalmente il sindaco Servalli e il suo “staff” si siano ravveduti e abbiano attivato una “task force” per fare ciò che non si è fatto per mesi.
Il fatto che l’Amministrazione cittadina abbia cambiato atteggiamento, non può che far piacere. Ma le conseguenze della precedente inerzia non possono facilmente essere cancellate, e la constatazione che i cittadini, impauriti ed esasperanti, si sono organizzati in “pseudo ronde”, scendendo nelle strade sia allo scattare di qualche allarme, ma anche per fare un’azione preventiva di controllo, con le conseguenze negative che tutti conoscono, è un fatto dal quale non si può prescindere.
Troppi guai sono stati provocati dalla inerzia dell’Amministrazione, comprese le violenze che pseudo-rondisti hanno tentato ai danni di persone che probabilmente stavano solamente prendendo un poco di fresco, che sono state aggredite e malmenate ed hanno rischiato addirittura il linciaggio; e non si può escludere affatto che a far parte di queste “pseudo ronde” ci fossero anche elementi poco raccomandabili, violenti e maneschi, che hanno trovato una ulteriore occasione per mettere in mostra le loro peculiarità.
Ormai il guaio è fatto, il vaso rotto si può tentare di riparare, ma sempre rotto resta.
Servalli ne prenda atto e si attivi per coinvolgere i cittadini nel controllo del territorio: solo così potrà tentare di riacquistare un tantino di credibilità e probabilmente avere qualche chance per la conferma del mandato.
Personalmente, mi sono preso la briga di documentarmi in merito ad una composizione di adeguati e spontanei “gruppi di controllo”, ma organizzati e strutturati d’intesa con la Forze dell’Ordine, cosa prevista anche dal Ministero dell’Interno; in tal senso, e solo per doveroso senso civico di collaborazione, ho anche dato qualche “dritta” a Servalli & Co. i quali, come di consueto, anche questa volta hanno fatto orecchio da mercante.
Ed è per questo che desidero tornare sull’argomento approfondendo il discorso sulla base delle notizie trovate in rete, delle quali ho verificato la fondatezza anche consultando documenti provenienti proprio dal Ministero dell’Interno.
I gruppi di “controllo de vicinato” non sono una novità recente in Italia, sebbene le loro origini siano negli Stati Uniti d’America, dove operano dagli anni ‘60, con l’acronimo “Neighbourhood Watch – Sorveglianza del vicinato”, in numerose città americane come Chicago, Los Angeles, New York e altre.
I gruppi di controllo sono arrivati in Europa nel 1982, precisamente in Gran Bretagna nella minuscola città di Mollington nel Cheshire, poi si sono estesi anche in città importanti come Londra, Edimburgo, Oxford.
Sono presenti anche in altri Paesi come il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda. Si calcola che in tutto il mondo occidentale oltre 10 milioni di persone abbiano aderito a questa attività di volontariato e di collaborazione alle forze di polizia.
Anche in Italia i gruppi di “controllo del vicinato” non sono nuovi in quanto in molte città del centro e del nord si sono costituiti e operano sin dal 2009 allorquando il promotore Gianfrancesco Caccia istituì il primo a Caronno Pertusella (VA), primo Comune in Italia ad adottare questo progetto.
Ma sono attivi da anni anche in altre città d’Italia, anche medio grandi, nelle provincie di Biella, Firenze, Mantova, Pisa, Grosseto e tante altre.
Questi gruppi spontanei e organizzati hanno competenze specifiche dettate dal Ministero dell’Interno e i partecipanti debbono esse persone integerrime, di comprovata serietà, che debbono limitarsi esclusivamente a tenere d’occhio il vicinato e non prendere nessuna iniziativa se non informare immediatamente Polizia e Carabinieri di movimenti sospetti, avendo la competenza, la lucidità e la freddezza di individuare tali comportamenti per evitare falsi allarmi.
I “social”, come Whats app, Instagram, Facebook ed altri, sono di notevole aiuto, ma alla base c’è la serietà dei cittadini componenti e la loro integrità morale e penale, preventivamente accertate, nonché la loro preparazione affidata alle forze di polizia.
In conclusione, visto come siamo combinati in Italia, con forze di polizia con organici risicati, l’istituzione di gruppi di controllo del vicinato non può che essere positiva, sia come aiuto alle forze dell’ordine, sia come coinvolgimento dei cittadini per bene ad una vivibilità meno precaria in città.
Un doppio effetto che Servalli deve tener presente e che potrebbe essergli di aiuto anche nelle prossime elezioni amministrative.