scritto da Nino Maiorino - 12 Giugno 2018 14:45

I barbari di Servalli

Ora sembra che a Cava abbiamo fatto il pieno di volgarità anche nel campo politico e amministrativo; non è che mancasse, ma non pensavamo si potesse, anche nella “civilissima piccola Svizzera” (simbolo piuttosto datato e oramai quasi dimenticato da tutti), giungere a tale livello.

Ci hanno pensato i Leghisti cavesi, personaggi finora piuttosto ignoti sulla scena politico/amministrativa, che ora stanno emergendo sull’onda populista/xenofoba del loro segretario nazionale Matteo Salvini. Il quale, quasi sovvertendo le regole, sovvertendo le regole, si è autoproclamato Ministro dell’Interno anche se esperienza in merito a tale delicatissimo dicastero non ne ha, e per come si esprime e agisce, più che benefici potrebbe procurarci notevoli danni: non vorremmo che la sua tracotanza e intransigenza determinasse una inversione di tendenza da parte del terrorismo islamico nei confronti del nostro paese.

D’altronde anche il suo partner pantastellato, Luigi Di Maio, autoproclamatosi Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, di lavoro non è che ne sappia molto visto che di lavoro, in tutta la sua vita, nonostante la buona volontà, non ha avuto grandi esperienze; e per quanto riguarda lo sviluppo economico ancora peggio. Ma la inesperienza di Di Maio, potrà fare danni ma non determinare spargimento di sangue derivante da attentati, cosa che non augureremmo nemmeno al nostro peggiore nemico.

Per tornare alle questioni cittadine dobbiamo riconoscere che dall’inizio della precedente legislatura il M5S a Cava, con tutte le sue divisioni e contraddizioni, si è dato da fare nel punzecchiare, suggerire, tallonare prima Galdi e poi Servalli, per inadempienze, sfasature, anomalie amministrative, dando anche quache suggerimento; quindi un suo spazio lo ha conquistato.

Non si capisce chi siano questi sedicenti leghisti cavesi, quale presenza abbiano avuto in città prima di ora, quali meriti abbiano acquisito negli anni passati, quale legittimazione, oltre ad appartenere a uno dei partiti dell’attuale coalizione di governo, abbiano avuto e da chi?

Sembrano illustri sconosciuti che, cavalcando l’onda anomala del partito e del suo Segretario nazionale, chiedono ora a Cava un posto al sole, ed esordiscono con l’eleganza tutta leghista di “fatti le valigie che tra poco governeremo noi e se non le hai pronte ti cacceremo a pedate!”; da perfetti gentiluomini simili al loro Segretario nazionale ed altri compari di merende o di ampolle che, all’epoca di Bossi, inneggiavano al dio Po e dicevano le tante stupidate che tutti noi abbiamo dovuto sopportare. Ora Bossi è in ombra, il partito è in mano a Salvini, ma è cambiato solo il concertista, la musica è rimasta identica; buttiamo a mare tutti gli extracomunitari, poi butteremo a mare la Sicilia, indi lo faremo che le regioni dei terroni, Calabria, Campania, Basilicata, Puglie, e man mano andremo più su e ci sganceremo anche da quelle centrali; se tutto andrà bene prima o poi per la Lega l’Italia sarà limitata alle sole regioni del nord, e così avrà realizzato il suo vecchio sogno di buttare a mare quasi l’intero stivale per poi attaccare con la separazione dall’Unione Europea.

Tutto sommato non ha fatto male Servalli a definirli “barbari”, visto che tali appaiono; se tali non sono lo dimostrino i leghisti cavesi, e prima di tutto chiedano al loro Segretario Nazionale (quel sig. Salvini che aveva in tanta simpatia i meridionali da affermare che al di sotto del PO era tutto immondizia, lerciume da bruciare, e più si scendeva verso il sud più l’Italia diventava un verminaio da trattare coi lanciafiamme, e con le ruspe come i Rom) di chiedere scusa ai meridionali tutti, e in particolare ai cavesi; solo dopo le scuse di Salvini si potrà avviare un discorso anche con loro, e c’è da augurarsi che i cavesi abbiano una memoria meno corta di quella degli italiani in generale e che almeno a Cava ricordino le contumelie che i meridionali sono stati costretti a subire dai leghisti secessionisti.

Detto questo, un suggerimento pressante va comunque dato al Sindaco Servalli, del quale tutto si può dire tranne che non sia ben presente sui molti problemi cittadini: unica eccezione è la sicurezza che effettivamente da qualche anno a Cava è molto carente e che non fa dormire sonni tranquilli ai cittadini, in quanto è principalmente su questo tema che i leghisti lo attaccano.

Il problema sicurezza a Cava c’è e né il Sindaco, né il suo Assessore, né il Comandante della Polizia municipale possono nasconderlo: anzi, dicendo, come quasi quotidianamente fanno, che Cava è una città sicura, non solo dicono una grande sciocchezza, ma inducono le autorità provinciali e regionali a sottovalutare il problema: “ma se pure il Sindaco dice che la città è sicura, cosa volete?”.

D’altronde, indipendentemente da ogni altra cosa, in città da qualche anno si vedono strani personaggi, per lo più di colore, spesso vestiti e addobbati in maniera alquanto variopinta, talvolta donne anche di giovane età vestite succintamente.

E’ ovvio che Polizia e Carabinieri sanno bene come è messa la città e come il problema si sia aggravato da qualche anno a questa parte, e risulta che essi, nonostante carenze di organico e scarsità di mezzi, il proprio ruolo lo svolgano; ma quasi sempre a posteriori, vale a dire quando i reati sono stati commessi; l’amministrazione cittadina, invece di fermarsi alla infondata affermazione della città sicura, farebbe bene a costruire i presidi per il controllo del territorio; ciò oltre che andare a vantaggio dei cittadini, andrebbe a vantaggio anche della amministrazione che mostra ai leghisti e a tanti altri proprio questo fianco scoperto, inducendoli ad accusarla delle conseguenze di tale carenza e aggravarle con altre motivazioni.

Servalli ha due anni di tempo per preparare la sua ricandidatura, due anni per invertire la tendenza anche in materia di sicurezza, cosa che potrebbe gratificarlo con un secondo mandato.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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