Cava, il Palazzo di Città e la libidine del potere
Pensavo che l’anno si chiudesse in pace e in perfetta letizia, fino a quando non è scoppiata l’aspra polemica tra questo giornale e l’amministrazione comunale sul caso parcheggi.
Sino rimasto molto sorpreso, infatti, dall’asprezza dei comunicati e delle dichiarazioni sui social da parte di qualche “bravo ragazzo” dell’amministrazione cittadina che dimostra di non aver ben compreso il ruolo della stampa libera in una società libera, o che almeno dovrebbe ritenersi tale e consentire che ciascuno esprima, con educazione e buone maniere, ciò che pensa in merito ai provvedimenti che “il potere” adotta e che, alla fine, gravano sulla cittadinanza.
Nessuno obbietta che il potere non abbia la possibilità di decidere, ma non può pretendere che tutto ciò che decide vada accolto con ossequi, battimani, esclamazioni di plauso da parte della comunità della quale un organo di stampa rappresenta una parte di cittadini che rivendicano il diritto di non essere d’accordo con alcune decisioni e legittimamente le criticano.
Io non voglio riaccendere il fuoco che nelle appena trascorse festività natalizie ha incendiato i buoni rapporti finora esistiti tra questo giornale e “il palazzo”, ma voglio esprimere, ovviamente a titolo personale, il mio pensiero sulla querelle che ha contrapposto un assessore a Ulisse-online, reo di aver espresso il suo parere contrario al deliberato aumento della tariffa del parcheggio di piazza Amabile.
Personalmente non sono contrario all’esperimento che la Metellia intende fare per tentare di scoraggiare la perseverante abitudine di tanti automobilisti, cittadini e “stranieri”, di volere a tutti i costi utilizzare i parcheggi del centro della città, al punto da bloccare il traffico in una zona già congestionata, facendo la fila in attesa che un posto si liberi, incrementando così non solo rallentamenti nella circolazione, ma anche inquinamento giacché non tutti hanno la buona abitudine e l’educazione di spegnere i motori quando le auto sono ferme in attesa.
Me nessuno può permettersi di usare toni tanto accesi nei confronti di un giornale che liberamente e senza condizionamenti di sorta esprime il suo parere contrario.
Già precedentemente, qualche mese fa, era scoppiato un caso analogo allorquando questo giornale aveva anticipato voci raccolte nel “palazzo” che riguardavano la tanto attesa nomina di un assessore donna, e qualcuno aveva fatto intendere che la prescelta sarebbe stata una Garofalo, e il nostro giornale aveva azzardato l’ipotesi di un nome precisando che non c’erano certezze al riguardo. Ciononostante, anche in quella occasione qualcuno del “palazzo” si era rizelato, richiamando all’ordine il cronista reo di “lesa maestà” per non aver chiesto preliminarmente l’autorizzazione a pubblicare la notizia.
E anche allora, per il solo fatto di aver riportato la notizia, nacque una “querelle” fondata sul nulla, giacché poi, a giochi fatti, la notizia venne confermata dalla nomina della “assessora” Antonella Garofalo, il cui nominativo fu svelato in seguito all’esca gettata dal nostro giornale. Di quale reato si fosse reso responsabile il giornale non è stato mai chiarito.
Il “potere” deve smetterla di pretendere che la stampa esprima incondizionatamente il suo plauso per le decisioni prese, o, cosa ancora più grave, chieda la preventiva autorizzazione per pubblicare notizie, indiscrezioni o commenti giacché in questo paese, nonostante tutto, esiste ancora quella libertà di stampa che tanti, a livello centrale e locale, vorrebbero sopprimere, per creare una sorte di platea fatta da scimmiette disposte in tutte le occasioni a battere le mani e osannarlo con espressioni di apprezzamento incondizionato.
La pretesa, da parte di qualcuno, di ricevere sempre applausi o di essere costantemente gratificato con frasi del tipo “ma quanto siete bravi, ma come siete belli”, o addirittura di dover concedere una preventiva autorizzazione a pubblicare qualcosa, mostra una mentalità vecchia e antiquata degna piuttosto di un regime anziché di una democrazia. Questo sia di monito a chi vorrebbe ripristinare una specie di trapassato “Minculpop” di triste memoria.
Libidine del potere? Mi auguro di no.
Buon anno.