scritto da Eugenio Ciancimino - 03 Settembre 2022 08:20

Verso il voto, partiti in bolletta e la riserva Draghi

Verso il voto, partiti in bolletta e la riserva Draghi

Dopo due legislature vissute senza maggioranze politicamente qualificate, si auspica un voto di consapevolezza capace di dare vita ad un nuovo ciclo di relazioni parlamentari rispettose della volontà del corpo elettorale.

È quanto è mancato nell’ultimo decennio di instabilità governativa, di  declino dei partiti soppiantati da cacicchi o dominati da conduzioni personali.

Ne danno testimonianza turbolenze e transumanze di fine legislatura e la qualità di una campagna elettorale, caricata di insulti ed impoverita di programmi, che disincentiva la partecipazione, incoraggia la protesta o motiva diffidenza verso l’universo della politica.

Sulla scorta dei conti pubblici di casa nostra che viaggiano su 2,7 trilioni di titoli di Stato da pagare a creditori istituzionali e con un  rapporto debito PIL attestato su un livello tossico pari a 150% ed a fronte di un’inflazione al 9%, ci si sarebbero aspettate, se non atti di resipiscenza, almeno assunzioni di paternità, dovute o involontarie, da parte dei soggetti che in via diretta o indiretta hanno condiviso responsabilità di governo.

Ed invece all’elettore si stanno sciorinando reminiscenze storiografiche su rischi autoritari, divagazioni su interferenze ed influenze straniere, narrazioni di disavventure e relazioni di amicizie personali compromettenti, attivate da testate compiacenti, sul modello dei tribunali dell’inquisizione.

Quasi che si volesse riesumare dai fondi degli appuntamenti della storia repubblicana una sorta di frontismo tra il bene ed il male, buoni e cattivi, con scarso profitto per regole e convivenza in regime di democrazia liberale.

A leggere le intenzioni degli italiani che hanno deciso di recarsi alle urne, le preoccupazioni sono altre, più articolate e plurali, nonostante una legge elettorale che limita l’espressione di voto al segno di una croce senza possibilità di preferenza dei candidati da eleggere e di discernimento nell’ambito di ciascuna coalizione.

L’elettore che entra nella cabina si troverà a dovere scegliere su poco più di venti simboli con alcuni che concorrono da soli ed altri aggregati in coalizioni o poli, che dir si voglia. E non è agevole esprimersi per confermare fiducia o contestare scelte politiche su cui si è snodata l’ultima legislatura conclusasi con il Governo presieduto da Mario Draghi, i cui attori sono sparpagliati, come forze o a titolo personale, in liste  contrapposte.

Se ne comprende il corto circuito che alimenta astensionismo, diffidenza nell’ambito dei medesimi bacini elettorali di riferimento per valori ed orientamenti sociali e culturali, oggi aggravati dal caro bollette e prospettive di austerità, se non di vera e propria recessione.

Allora, come si apprestano gli italiani per l’appuntamento del 25 Settembre? Le tendenze rilevate da Supermedia, divulgate dall’AGI, in base agli ultimi dati forniti da undici istituti demoscopici, indicano un allargamento del  vantaggio di FdI sul PD, crescita di M5S e del cosiddetto terzo polo (Calenda/Italia Viva), superamento della quota di sbarramento dell’alleanza Verdi-Sinistra ed Italexit di Paragone. In termini di coalizione il centrodestra viene dato al 47,2% con un vantaggio di 18 punti sul centrosinistra fermo al 28,9%, la cui leadership, rappresentata da Enrico Letta, non raggiungerebbe, anche in caso di supporto di M5S e Terzo Polo, il quorum accreditato a Giorgia Meloni per l’ingresso a Palazzo Chigi, naturalmente su designazione e volontà del Presidente della Repubblica dopo quella espressa dal corpo elettorale.

Esito non scontato. Se ne comprenderà il dubbio dopo la composizione del Parlamento con la possibile scomposizione dei mandati elettorali, secondo usi e costumi praticati nelle ultime due legislature.

Come dire: votate come volete, resta in piedi per Palazzo Chigi la riserva di Mario Draghi, il cui gradimento sondato sul 54% degli intervistati, riproposto al prestigio del personaggio suonerebbe come sgarbo al primato della politica ed alle scelte del corpo elettorale ed una bocciatura dei partiti strumenti di rappresentanza finiti in bolletta.

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