scritto da Eugenio Ciancimino - 22 Febbraio 2022 10:51

Politica: Draghi, alieno o salvatore, non è replicabile

Politica: Draghi, alieno o salvatore, non è replicabile

ll Presidente del Consiglio Mario Draghi (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

L’elogio di Mario Draghi per il suo “Governo bellissimo” e per i suoi “bravi Ministri”, dopo la reprimenda per gli sgambetti tiratigli dai partiti della maggioranza che lo sostiene a Palazzo Chigi non scioglie il nodo della compatibilità di opposte necessità: politiche rivendicate dai partiti già in campagna elettorale; di metodo per completare ‘mission’ sanitaria e percorso di attuazione delle riforme propedeutiche per il PNRR.

“Non sto al Governo per tirare a campare” avrebbe detto nella citata sfuriata che, anch’essa, fa seguito al ‘no grazie’ (“un lavoro me lo trovo da solo”) a chi lo avrebbe immaginato leader o ispiratore di un nuovo centrismo post democristiano.

Si tratta di una sequenza di affermazioni pronunziate dopo le vicende quirinalizie, da alcuni valutate come risentimenti per la mancata ascesa al Colle e da altri come una sorta di insofferenza alla liturgia del parlamentarismo. Probabilmente c’è qualcosa di riscontrabile in entrambe le letture delle  menzionate reazioni, anche di carattere psicologico seppur non congeniale per chi ha maturato esperienza e tempra in altri consessi in cui le regole sono fondamenti e bussola, contrariamente al ‘carpe diem’ politicante di fine legislatura in un contesto di frammentazione dei partiti e delle loro tradizionali aggregazioni. Perciò, si comprendono punzecchiature e richiami, ma resta il rebus dell’accoglienza delle annunziate e già incardinate riforme (giustizia, fisco, concorrenza e pubblica amministrazione) sulle quali si scontrano diversità di vedute di ordine culturale oltre che sul piano della ricerca del consenso elettorale.

Sul punto pesano le bandierine che ciascuna forza politica intende piazzare nell’articolazione dei singoli provvedimenti portati all’approvazione del Parlamento.

Le discrepanze sul decreto cosiddetto Milleproroghe, ad opera di Lega e FI sul contante e di PD e IV per cambio di destinazione di fondi Ilva, rientrano nella categoria delle marachelle rispetto a prevedibili trappole sull’iter per il raggiungimento degli obiettivi necessari per potere usufruire  del Next Generation Eu.

Qui si gioca una tripla apertura di credito presso le autorità europee che investe l’autorevolezza di Mario Draghi, che ci mette faccia e prestigio,  riguarda là credibilità della politica italiana e intacca l’affidabilità della Nazione.

Ciò che si fa in questo scorcio di legislatura è condizionante, nel bene e nel male, per la vita della prossima da attivare tra dodici mesi. Soprattutto per le temperie che si profilano in termini di crisi energetica e di impennate inflazionistiche. Di ciò, nel corrente chiacchiericcio tra i partiti in vita, da inventare o risuscitare, non sembra che ci sia consapevolezza, cincischiando su formule (Ursula o non Ursula) lontane dal sentire nazionale o sul ripescaggio della vecchia e fallimentare conventio ad escludendum, oggi da applicare nei confronti di FdI (data come prima forza nei sondaggi) e di quella parte dei pentastellati ritenuti non omologabili.

Se ne sta parlando sotto forma di laboratori in imminenza dei prossimi appuntamenti elettorali locali e nella prospettiva delle consultazioni nazionali. Ma, se viene meno il pensiero, restano in piede solo propositi di sopravvivenza fino a quando la politica non trovi la strada del ripensamento delle istituzioni di rappresentanza e di governo e dei relativi ordini giurisdizionali ed apparati amministrativi.

Draghi alieno o Salvatore non è replicabile per altre stagioni

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