scritto da Eugenio Ciancimino - 21 Marzo 2021 10:29

Politica, con le bandierine non si fanno riforme

ll Presidente del Consiglio Mario Draghi (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Senza una presa di coscienza delle forze politiche dei bisogni reali e del mutato contesto economico e socioculturale, anche il Governo Draghi è destinato all’immobilismo

Riusciranno i nostri parlamentari ad attuare, in tempo utile, le riforme richieste per beneficiare e mettere a frutto le risorse del Next Generation UE?

Per ribaltare l’andazzo della politica delle parole ci vuole passione e competenza. Un cambio di rotta per il quale Enrico Letta nell’assumere la carica di Segretario del PD ha prefigurato la metafora “anima e cacciavite” per dire che la politica delle cose si fa con spirito e con strumenti appropriati.

Ma va anche aggiunto che se si vuole lavorare sul concreto, non possono mancare il piccone e la cazzuola: il primo per picconare le incrostazioni che inceppano e deformano le funzioni dello Stato e delle istituzioni territoriali in erogatori di atti burocratici; il secondo per ricostruirne i valori promozionali insiti nell’affidabilità  di uffici efficienti e di norme coerenti e sostenibili.

Non si tratta di un semplice cambio di passo, come veniva richiesto durante il secondo Governo di Giuseppe Conte e spesso riecheggiato anche con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Senza una presa di coscienza da parte delle forze politiche dei bisogni reali e del mutato contesto economico e socioculturale anche il Governo dei cosiddetti migliori è destinato all’immobilismo ed a fallire gli obiettivi. Perché, nel nostro sistema compete al Parlamento approvare, bocciare e/o emendare le proposte del Governo che poi dovrà renderle esecutive.

Sulla carta ci sono i numeri per supportarne le azioni riformatrici. Sono le  bandierine elettoralistiche a agitare le acque ed a rendere tortuosa la navigazione. Non fanno scandalo diversità di vedute o di identità per contestare o per enfatizzarle con i propri bacini elettorati, come si evince dallo scambio di battute tra Enrico Letta e Matteo Salvini a proposito della vicenda della rottamazione o condono, che dir voglia, delle cartelle esattoriali.

Come ha commentato il Premier Draghi si tratta di una questione di buon senso valutare a quale bandiera si può rinunciare “senza fare danno ne’ alla propria identità ne’ all’Italia”.

Sono parole nelle quali si può leggere un invito o un messaggio per un cambio di mentalità in linea con l’emergenza pandemica e nella prospettiva di aggiornare le articolazioni delle strutture dello Stato per accedere e partecipare al Recovery Plan.

Ed è proprio sull’utilizzo delle risorse comunitarie che l’Italia finora non ha brillato per efficienza e capacità di programmazione e spesa.

Nell’ultimo ciclo di finanziamenti che si chiude nel 2023, su 73 miliardi di euro erogati a fine 2020 ne ha impegnati 50 e spesi 34. Ecco perché senza una “transazione burocratica”, come si può leggere dalle stesse parole del Ministro Roberto Cingolani, riportate dal Corriere della Sera del 18 marzo, anche la transazione ecologica, enfatizzata da M5S come una sorta di Big Bang, è anch’essa una bandierina.

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