Il primo messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, trasmesso su tutte le reti televisive la sera del 31 dicembre scorso, ha riscosso unanime consenso da parte di tutti i commentatori politici, compresi quelli più colti e sofisticati.
Qualche mugugno è giunto dai “soliti noti”, sempre pronti a sparare a zero su tutto e tutti, i quali, comunque, non hanno potuto esprimere critiche al contenuto del messaggio di Mattarella, limitandosi a criticarne aspetti marginali che nulla tolgono al valore delle parole che Mattarella ha voluto rivolgere agli italiani.
Il Presidente Mattarella ha toccato tutti gli argomenti in campo, ha ricordato tutti i personaggi sulla scena nazionale, ha ricordato tutte le problematiche che sono sul tappeto e che condizionano la vita degli italiani, ha parlato della politica, dell’economia, della finanza, delle diseguaglianze sociali, delle storture che attanagliano la società, prima fra tutte la massiccia evasione fiscale che si attesta a circa 122.miliardi di euro, insostenibile per un paese che si dibatte ancora tra una crisi economica profonda, con un debito pubblico che, nonostante i provvedimenti messi in campo dal Governo e i notevoli risparmi che si riescono a conseguire per gli interessi ridotti al lumicino, rimane ancora fuori controllo.
Sergio Mattarella non è stato il primo a parlare di tutti i problemi che ci assillano, tutti gli altri Presidenti che l’hanno preceduto, da Pertini in avanti, l’hanno già fatto prima di lui: ma se i problemi sono sempre gli stessi ciò sta a significare che, nonostante i richiami e le sollecitazioni di Mattarella e di tutti gli altri prima di lui, il nostro paese è ancora lontano dall’avvio di soluzioni radicali.
E se si tiene conto che uno dei primi a parlare “pane al pane e vino al vino” è stato, appunto, Sandro Pertini, eletto nel 1978, e i problemi, a distanza di circa un quarantennio, sono ancora gli stessi e molti si sono notevolmente aggravati, sembra che la crisi del paese sia veramente senza soluzione.
Il gran parlare che tutti fanno, politici, amministratori e via di seguito, senza che alle belle parole seguano soluzioni e risultati, fanno comprendere il perché una grande maggioranza della popolazione non nutra oramai alcuna fiducia nei partiti e nella classe politica, verso i quali cresce l’indifferenza e, spesso, l’insofferenza.
Ed è, infatti, sintomatico che, nella classifica delle persone e delle istituzioni, al primo posto ci sia Papa Francesco (85 per cento), seguito dalle Forze dell’ordine (68), dalla Scuola (56), dalla Presidenza della Repubblica (49), dalla Magistratura (31), dall’Unione Europea (30), dal Parlamento (10).
C’è da augurarsi che, con le raccomandazioni che anche il Presidente Mattarella ha voluto dare alla classe politica, qualcosa si muova, che i parlamentari, le istituzioni e quanti hanno la responsabilità di portare avanti questo Paese, si diano una regolata, pongano fine alle inconcludenze, affrontino e risolvano i problemi con competenza e decisione, anche contro il loro interesse, abbandonando la strada della politica fatta per il loro tornaconto, e riscoprano il valore del loro ruolo al quale sono stati chiamati non per la loro “sistemazione”, ma per il governo del Paese e la soluzione dei problemi dei cittadini.