Rita Lombardi: la forza della poesia nel resistere allo scorrere del tempo…
Rita Lombardi, giovane poetessa campana, ci porta nel mondo della poesia, per ricordarci la bellezza di un genere sempre al passo con i tempi
Rita Lombardi è una giovane autrice emergente, avellinese d’origine ma napoletana d’adozione. Ai microfoni di Ulisseonline ha raccontato la sua passione per il mondo della poesia, partendo dagli inizi fino ad arrivare alla sua prima pubblicazione, che arriverà nel 2024.
Cosa ti ha spinto a immergerti nel mondo della scrittura?
Parto con una citazione di una delle mie autrici preferite, Antonia Pozzi, che diceva “Io vivo della poesia come le vene vivono del sangue”. La poesia, più in generale la scrittura, è stata alla base della mia vita perché ho avuto la fortuna, sin da piccolissima, di ricevere questa “trasfusione” (ci tengo a sottolineare la qualità di questa metafora, ndr) da mia nonna paterna. Classe 1918, era un’insegnante di letteratura e aveva creato, con il tempo, una libreria vastissima, un archivio incredibile di libri. Passavo i pomeriggi con lei, leggendo insieme qualsiasi cosa. Sembra strano dirlo, ma è stata in grado di farmi appassionare a soli cinque anni all’ascolto dei grandi classici, in particolare dei suoi preferiti, Leopardi e Pascoli. Inoltre, conosceva a memoria tutti i canti della Divina Commedia: ha impiegato 40 anni per farlo, ma che soddisfazione!
Con il tempo ho trasformato questa passione in un’esigenza più profonda: qualsiasi cosa che mi susciti un’emozione o che catturi la mia attenzione viene immortalato per sempre su un foglio di carta, espresso in versi. Sento la necessità di farlo, che sia per assenso o dissenso, pareri e opinioni.
Riportare i propri pensieri non rende però automaticamente degli scrittori e Rita ci spiega bene il perché: la scrittura richiede un lavoro intenso e lungo, basato soprattutto sulla lettura. Dai grandi classici ad autori meno noti, l’importanza di avere un vasto bagaglio culturale alle spalle permette di rendere sempre più evoluto e identitario il proprio stile di scrittura.
I miei genitori mi prendono in giro, dicendomi di essere “cresciuta a pane e poesia” ma è assolutamente vero! Da bambina (non avendo ancora un cellulare), ho trascorso un’infinità di ore a leggere, soprattutto dopo la scuola. La lettura è fondamentale, non importa quale sia il filone seguito. Questo ti permette di entrare in quel meccanismo di esercizio costante, che va a riempire una sorta di serbatoio da cui poi estrapolare l’ispirazione e attingere idee.
Secondo te nel mondo attuale la passione per la scrittura sta davvero diminuendo? Sui social, ad esempio, si leggono tante poesie, ricondivise soprattutto dai giovani. Ciò lascia pensare che il fenomeno sia ancora diffuso…
Credo che quest’epoca super digitalizzata e globalizzata abbia portato delle conseguenze negative per la scrittura, soprattutto quella in versi. Se vado in libreria, ad esempio, nella sezione “Poesie” sono il più delle volte l’unica a cercare tra i volumi disponibili. Il problema, secondo me, è la convinzione generale maturata in questi ultimi anni dove la poesia è vista come una categoria circoscritta a pochi, quasi elitaria. I motivi sono molteplici: c’è un’idea sbagliata, da parte del pubblico, che la interpreta come un linguaggio arcaico e lontano ma non si rende conto che anch’essa si è evoluta con il passare del tempo. Anche i lettori accaniti preferiscono generi differenti, quasi sperimentali, non capendo che la poesia contemporanea è fortemente sperimentale, perché riesce ad adattarsi all’attualità.
In che modo?
Si prendono delle forme poetiche del passato riadattandole alla contemporaneità: bisogna far poesia senza far poesia, ossia senza introdurre a tutti i costi nei testi quelle parole che definiamo “poetiche”. Per farlo, bisogna trarre ispirazione anche dalle piccole cose, dalla semplicità di un oggetto qualsiasi, non per forza da grandi squilibri emozionali. Un esempio? Un barattolo di noccioline lasciato sul tavolo (storia vera)!
Le preferenze dei lettori però, come ben sappiamo, incidono tantissimo sulle scelte delle case editrici: trovarne una interessata al filone poetico è difficile, differentemente invece da quello narrativo. Inoltre, la digitalizzazione ha generato diverse problematiche, che condivido con Rita: ogni tipo di contenuto viene improntato sull’immediatezza e sulla capacità di far arrivare a primo impatto il proprio messaggio, incentivando così la produzione di lavori superficiali e schematici. Inoltre, cosa fondamentale per chi volesse cimentarsi nella scrittura, la tastiera sta sostituendo del tutto la carta e la penna.
Non dico che sia una cosa negativa, la tecnologia è una cosa stupenda che, se usata correttamente, permette all’umanità di compiere gesti e imprese stupende. Per chi scrive, però, il contatto con il foglio di carta non deve assolutamente mancare: acquistare un libro piuttosto che un e-book, scrivere poesie su un foglio bianco, credo siano gesti che permettono di immergersi completamente nell’opera, vivendola appieno. Toccarle, avvertire una forma, mi dà un senso di immedesimazione che ritengo necessario. Per quanto riguarda invece la superficialità dei testi, ritengo che questo risponda anche ad un’esigenza del pubblico che non vuole sforzarsi di “leggere oltre le righe”. Penso soprattutto al mondo dei social, che viaggia a velocità altissima e non ti lascia il tempo di riflettere su un qualcosa. Credo, invece, che anche un testo semplice possa essere immediato ed efficace senza scadere nella banalità. Questa linea è però sottile, sottilissima, ed è facile risultare scontati.
Come definiresti invece il tuo stile?
Come detto in precedenza, di solito scrivo su qualsiasi cosa che mi susciti un’emozione, senza impormi una tematica particolare. Se potessi sintetizzare il mio tipo di poesia, la definirei “contemporanea, sperimentalista, a tratti crepuscolare (ride, ndr)”. Crepuscolare perché c’è una vena malinconica in ogni mio testo: citando McCarthy, autore statunitense, “tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un’origine comune nel dolore” questo per dire che le opere più forti, nella maggior parte dei casi, sono scaturite dalla sofferenza e un po’ mi ci rivedo in questo. Ci tengo a precisare però che non deve essere per forza una sofferenza interna ma che anzi può provenire anche dal mondo esterno.
Parlaci invece dei concorsi a cui hai partecipato
Ho partecipato a diversi concorsi già ai tempi del liceo. Poi con il tempo ho iniziato a mettermi alla prova cercando premiazioni online, sia a livello nazionale che internazionale, riuscendo anche a piazzarmi sul podio in alcune occasioni. Recentemente ho partecipato a diversi “Poetry Slam” a Roma, tra le altre cose. Mi ha fatto un immenso piacere ricevere una menzione di merito da Franco Arminio, grande poeta attivo nell’avellinese. Nel 2024 invece è in programma una grande novità: sto per pubblicare una mia raccolta di poesie, annunciando così il mio ingresso nell’editoria…
Rimanete collegati allora!