Riprendiamo un discorso già più volte affrontato in passato in occasione delle crisi che colpirono alcune banche che si rivelarono disastrose per i risparmiatori, molti dei quali persero i risparmi di una vita, ingannati da suggerimenti delle banche medesime.
Risulta che una parte dei risparmiatori danneggiati abbia ricevuto un parziale risarcimento, specialmente quelli più sprovveduti che si erano ciecamente fidati dei consigli, mentre risultano penalizzati i risparmiatori/investitori più esperti che avrebbero dovuto essere più attenti nei loro investimenti, pure se le esperienze e le competenze acquisite negli anni sembrano destinate a non contare più nulla in quanto grovigli di leggi, norme, regolamenti, interpretazioni, sentenze, competenze e controlli rendono le cose talmente complicate che spesso nemmeno gli esperti, quelli veri, ci si raccapezzano.
E’ notorio che molti dei clienti di quelle banche si trovarono ad essere contemporaneamente depositanti, debitori, obbligazionisti e azionisti, investitori in strumenti finanziari proposti e gestiti dalla stessa banca o da intermediario ad essa collegato: una situazione veramente incredibile che in una sana gestione non dovrebbe assolutamente verificarsi.
In tale situazione è inevitabile che il risparmiatore di cultura finanziaria “media” si trovi a non riuscire più a gestire il suo patrimonio, in quanto preso nelle morse di un ingranaggio che può stritolarlo, com’è avvenuto.
Fino all’anno scorso le banche erano tenute a censire i propri clienti/risparmiatori/investitori seguendo i criteri dettati dalla MIFID 1, una direttiva europea che imponeva alle Banche e agli intermediari istituzionali di essere a conoscenza del grado di rischio che il cliente poteva o voleva sopportare.
Da quest’anno la direttiva è stata ampliata con la MIFID 2 che impone anche la professionalità accertata del dipendente della banca o dell’intermediario che esegue l’accertamento, requisito che nella precedente direttiva non era previsto.
Ma oltre alle Mifid, esistono numerose altre regole, e nel frattempo l’Unione Europea sta studiando una nuova regolamentazione del mercato finanziario che prenderà il nome di Basilea.4 e che raccoglierà, speriamo in un unico testo organico, tutte le disposizioni finora emanate a tutela di risparmiatori e investitori.
Ma il problema non si può risolvere solo con le direttive, le leggi e i regolamenti emanati dall’Unione Europea e dagli stati membri, fra i quali l’Italia, se ad essi non si affianca un tempestivo, rigido, continuo ed efficace controllo da parte degli Enti preposti, e, segnatamente, nel nostro paese, dalla Consob e dalla Banca d’Italia; in un paese “bancocentrico”, in particolare come il nostro, non è ammissibile che le banche possano piazzare ad ignari clienti prodotti spazzatura e non si intervenga per bloccare sul nascere tale comportamento, che in tanti casi rasenta la truffa.
Vero è che le Banche, pure avendo strutture patrimoniali non omogenee, spaziando tra un azionariato popolare e locale (per le Banche popolari, Banche di credito cooperativo) e un azionariato più esteso, sono obbligate ad avere organi di controllo interni che debbono vigilare su quelli amministrativi, al punto da essere obbligati a partecipare alle decisioni che gli amministratori assumono.
Ma conoscendo il nostro paese e i sotterfugi ai quali tutti siamo abituati, e che vengono aggravati, ai danni dei più deboli, da procedure giudiziarie che a volte rasentano la follia, è inutile invocare la miriade di leggi e regolamenti in base ai quali pure se a posteriori verrà riconosciuta la responsabilità di chi ha agito in una situazione oggettiva di privilegio, nella quale sono le banche, non ristora prontamente, a volte nemmeno a distanza di tempo, il cliente.
La situazione si aggrava allorquando il top-management è molto forte e carismatico e supera, pertanto, il vincolo di collegialità imponendo decisioni non condivise dagli organi di controllo interni, spesso intimiditi e messi a tacere.
Non è azzardato dire che la maggioranza delle banche che per i clienti costituiscono i problemi maggiori sono, purtroppo, proprio quelle che dovrebbero maggiormente tutelarli, vale a dire le Banche Popolari e di Credito Cooperativo, che rendono difficile il percorso di uscita dal disequilibrio banca-cliente in cui possono incorrere sia per la cattiva gestione manageriale, sia per i contesti ambientali negativi.
Queste poche note non possono certamente essere esaustive dell’analisi di problemi tanto complessi, sui quali battono la testa fior fiore di studiosi a livello europeo e nazionale; esso hanno il solo scopo di mantenere viva l’attenzione sulle ancora persistenti anomalie che tutti tentano di arginare dal punto di vista normativo, ma per la soluzione dei quali dovrebbero essere emanate, a nostro parere, meno norme, che andrebbero razionalizzate, e incentivati controlli effettivi e non solo burocratici da parte di chi di competenza.