Uno sguardo alle elezioni Usa 2020: Trump ha già messo in moto la macchina per la sua rielezione
Il Partito Repubblicano sta affrontando, dalla tempestosa e funesta ascesa di Trump, un momento di caos totale misto ad un nichilismo assoluto nel rispondere alle richieste dei sostenitori del Grand Old Party. Come molti dicono “questo non è il GOP ma è il partito di Trump” che grazie alle sue competenze da showman ha catalizzato l’attenzione mediatica su di se, divenendo in breve tempo il simbolo dell’assalto a Washington, della distruzione dei poteri forti e in generale dell’Anti-Establishment. Inizialmente gli veniva attribuito un 6% di probabilità di vincere le primarie che poi ha dominato incontrastato, ricevendo il maggior numero di voti per un candidato repubblicano nella storia del partito.
Trump ha già messo in moto la macchina per la sua rielezione, diffondendo sui social media una quantità incredibilmente grande di annunci pubblicitari con le frasi caratteristiche della sua dottrina, ad esempio “America First”. Negli ultimi 6 mesi ha tenuto decine di comizi in giro per il paese dimostrando de facto che lui ha tutte le possibilità di vincere e che non teme i sondaggi d’opinione (considerati da lui spudoratamente falsi), non ha esitato a insultare Nancy Pelosi (Presidente della Camera Dei Rappresentanti), a minacciare i pochi deputati repubblicani ribelli cioè non allineati al suo pensiero e a offendere le deputate democratiche Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley e Ilhan Omar per le loro origini. Il tutto condito da una serie interminabile di attacchi al mondo dell’informazione, a quello televisivo, letterario e cinematografico.
Insomma, Trump è a tutti gli effetti pronto per la campagna elettorale del 2020, non vede l’ora di assistere all’eliminazione uno dopo l’altro dei suoi rivali e aspetta impaziente il giorno del dibattito con il candidato democratico che quasi sicuramente ricoprirà un ruolo di vittima sacrificale, perché, come diceva un giornalista del New York Times, “tutti hanno paura della sua imponenza e la sua bravura negli scontri televisivi è ineguagliabile”.
Il “nuovo che avanza” nel Partito Repubblicano è costituito da un triumvirato d’eccezione, composto da Mark Sanford, Rappresentante alla Camera dei Deputati del South Carolina, Bill Weld ex Senatore e Governatore del Massachusetts, ed infine Joe Wash che in passato lavorò per un radio conservatrice ma che fino al 2013 fu Rappresentante alla Camera dell’Illinois. Sono questi i repubblicani che tenteranno di sconfiggere Trump nel 2020 ma secondo recenti sondaggi il loro supporto è talmente basso che in molti stati vengono registrati intorno allo 0%.
Da questo scenario deduciamo che le Primarie Repubblicane non saranno interessanti (infatti alcuni stati come l’Oklahoma starebbero concretizzando la possibilità di non tenere alcun caucus o votazione), ma potrebbero rivelarsi un ottimo strumento per tastare, bilanciare la popolarità del presidente nel suo partito. Ed è da qui che l’attuale inquilino della Casa Bianca vuole ripartire, la sua strategia è chiara: ricompattare la parte moderata dei repubblicani, pescare voti nelle zone urbane delle città, assicurarsi un unanime sostegno del ceto medio in stati come Georgia, Arizona e Texas (quest’ultimo ritenuto da molti esperti uno “ swing state”), stabilizzare il carniere dei consensi in Iowa, Wisconsin, Ohio e Florida e garantire un’affluenza alta nelle “contee rosse” della Pennsylvania e del Michigan.
Questi cinque punti rappresentano le vie per Trump di riconquistare la Presidenza, ma ovviamente ci saranno molti altri fattori che determineranno il risultato finale; l’early vote (il voto anticipato) che in alcuni stati è concesso potrebbe influenzare il conteggio delle urne, gli eventi che accadranno nel corso della campagna elettorale (come le frequenti sparatorie) che spesso condizionano l’opinione pubblica sulla questione razziale, immigratoria, educativa e scolastica, i numerosi endorsement che probabilmente verranno annunciati nei prossimi mesi (anche se Bernie Sanders ha ottenuto recentemente quello della deputata Alexandria Ocasio-Cortez), la nomina del Vicepresidente che generalmente viene scelto per incrementare i voti di particolari gruppi sociali, gli scandali che potrebbero sorgere nel periodo antecedente ai dibattiti (ad esempio celebre fu quello dell’ email della Clinton), e la buona organizzazione della campagna elettorale (che deve necessariamente essere gestita da persone competenti, possessori un bagaglio di know how ampio e variegato). Tutto questo farà la differenza ma ci saranno sempre dei fattori imprevedibili e casuali che entreranno in gioco nel novembre del prossimo anno.
Quindi, prepariamoci a quella che sarà la campagna elettorale più difficile, polemica e sanguinosa di sempre. Sarà un anno lunghissimo all’insegna di comizi, dichiarazioni, sondaggi, colpi di scena, ma il nostro compito sarà quello di tenervi sempre aggiornati e di fornirvi tutte le news per comprendere a fondo le Elezioni Americane del 2020!