scritto da Nino Maiorino - 08 Novembre 2018 15:16

In ricordo di Tina Anselmi

foto tratta da profilo Fb

Non ce ne vogliano i lettori se, di tanto in tanto, andiamo a riesumare la vita e le opere di donne politiche della prima repubblica.

Con le tante, non tutte, “sciacquétte” (non scandalizziamoci, il termine è originato dal vocabolario napoletano, ed è adottato anche da quello italiano col significatoragazza mediocre e magari dai modi frivoli”) che oggi si trovano nel Parlamento, è sempre più viva l’esigenza di andare a rinfrescarsi la memoria e i sentimenti ricordando la vita e l’impegno di quelle parlamentari che hanno veramente contribuito alla ricostruzione del paese, disinteressatamente, con sacrifici, competenza e abilità.

Le sciacquétte politiche italiane sono inizialmente entrate in campo circa trent’anni fa, e la loro comparsa è coincisa con la storica “discesa in campo” di un personaggio che, essendo venuto meno un suo “amico”, fu costretto alla plateale decisione (specialmente per amore delle sue attività tra le quali le emittenti televisive); e così ci trovammo sui teleschermi figure femminili di innegabile  avvenenza che conquistarono subito popolarità e consensi del pubblico; e quando il “nostro” astro nascente della politica ebbe l’esigenza di compilare le liste di candidati, chi più delle belle ragazze delle sue emittenti avrebbe potuto essergli d’aiuto? E così le liste furono impinzate di presentatrici, miss, ragazze copertina, e, successivamente, anche con molte che nelle TV non erano mai comparse, avvenenti accompagnatrici lautamente compensate che, poi,  hanno tenuto in ostaggio le TV per le cronache giudiziarie.

Ed è per questo motivo che di tanto in tanto si avverte l’esigenza di disintossicarsi dalle banalità che tantissime “politiche” attuali ci propinano quotidianamente e di andarsi a rinfrescare la memoria con le storie di alcune parlamentari della prima repubblica, che pure se non tantissime, hanno saputo tenere testa agli uomini collocandosi, per i meriti conseguiti, nella storia politica del paese.

In precedenza abbiamo già avuto l’occasione di parlare della senatrice Lina Merlin, conosciuta per la legge sull’abolizione della case di tolleranza.

Oggi vogliamo ricordare Tina Anselmi, deceduta due anni fa, il 1° novembre 2016, cristiana-cattolica, partigiana, politica, che un blogger amico ha definito “una Signora della Politica Alta”: e nessuna definizione sembra più appropriata.

Tina Anselmi, è stato un personaggio poliedrico della nostra storia repubblicana, una figura di grande spessore, molto impegnata socialmente e politicamente, una donna che ha rivestito molti ruoli importanti in un’epoca nella quale il “femminismo” era un movimento sconosciuto, ma nella quale le donne di livello culturale e sociale non avevano bisogno delle attuali quote rosa per emergere, e nemmeno di avere mentori e protettori per assurgere a ruoli di valore; dovevano solo sgomitare per farsi valere in un mondo che indubbiamente privilegiava i maschi, forse involontariamente, anche perché, all’epoca, le donne che avevano ambizioni extra-familiari erano come mosche bianche.

Tina Anselmi fu una di queste e la sua vita è una fulgida testimonianza di impegno in svariati campi.

Era nata il 25 marzo 1927 da una famiglia cattolica: il padre era un aiuto farmacista di idee socialiste e per questo fu perseguitato dai fascisti; la madre era casalinga e gestiva un’osteria assieme alla nonna. Tina Anselmi frequentò il ginnasio nella città natale, poi l’istituto magistrale a Bassano del Grappa; in questa città, il 26 settembre 1944, i nazifascisti costrinsero lei e altri studenti ad assistere alla impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: l’episodio segnò la vita di Tina Anselmi la quale decise che la sua vita sarebbe stata al servizio degli altri; e la prima azione di questo suo impegno fu di prender parte attivamente alla Resistenza contro il nazifascismo, e con il nome di battaglia di “Gabriella” divenne staffetta della brigata Cesare Battisti; poi passò al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Nello stesso mese di dicembre 1944, s’iscrisse alla Democrazia Cristiana e da allora partecipò sempre attivamente alla vita del partito.

Dopo la guerra proseguì gli studi e conseguì la laurea in Lettere all’università Cattolica di Milano, divenendo insegnante elementare, non trascurando mai l’impegno sociale oltre che sindacale, prima nella Cgil e poi nella Cisl al momento della sua fondazione nel 1950. Fu dirigente sindacale dei tessili e poi degli insegnanti elementari.

Nel 1958 all’interno della D.C. venne eletta Incaricata nazionale dei giovani e nel 1963 venne eletta Componente del Comitato direttivo dell’Unione europea femminile, di cui divenne vicepresidente.

Nel 1959 entrò a far parte nel consiglio nazionale della D.C., e nel 1968 venne eletta, nella circoscrizione Venezia-Treviso, deputato, ruolo che non abbandonò più per sei legislature, fino al 1992; nel corso del suo lungo mandato parlamentare fece parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali, occupandosi contemporaneamente dei problemi della famiglia e della donna, tant’è che si deve a lei la legge sulle pari opportunità.

Per tre volte fu sottosegretaria al ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale; dal luglio 1976, col Governo Andreotti, fu Ministro del Lavoro e della previdenza: un evento di portata storica in quanto fu il primo ministro donna in Italia. Successivamente, pure nei Governi 4° e 5° di Giulio Andretti, fu anche Ministro della Sanità, e in tale veste fu tra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale.

Tina Anselmi, nel 1981, nel corso della ottava legislatura (giugno 1979 – luglio 1983), venne nominata presidente della “Commissione bicamerale d’inchiesta sulla Loggia massonica P2”, retta da Licio Gelli; la Commissione terminò i lavori nel 1985, e i risultati della stessa portarono allo scioglimento della Loggia; si concludeva così la vita di una delle più importanti logge massoniche italiane alla quale erano stati iscritti numerosi  personaggi della storia, della politica e della cultura del nostro paese.

Durante l’inchiesta, il 17 marzo 1982, a Castiglion Fibocchi presso Arezzo, in una proprietà di Licio Gelli venne trovata la lista con i nomi degli appartenenti alla stessa e  di elementi di collegamento della stessa con uno dei periodi più tragici della nostra storia contemporanea, legata ad attentati e stragi: la Commissione aveva scoperchiato il vaso di Pandora di complotti ed attentati, e fu per questo che la Loggia venne sciolta con la promulgazione di una apposita legge.

Più volte il nome di Tina Anselmi è circolato per carica di la Presidente della Repubblica: nel 1992 il settimanale “Cuore” e il gruppo parlamentare “La Rete” ne sostennero la candidatura; successivamente, nel 2006, un gruppo di blogger la sostenne attraverso una campagna mediatica col blog “Tina Anselmi al Quirinale”.

Una delle frasi di Tina Anselmi che più si adattano alla situazione politica recente è:  “Attenti perché nessuna vittoria è irreversibile”; ci riferiamo non sono alla situazione attuale, ma anche a quelle dei governi precedenti; con lucidità Tina Anselmi aveva previsto quello che da qualche anno ci tiene in ambasce; eppure quella premonizione sembra completamente ignorata, a demerito dei politici che negli ultimi anni hanno “regnato” sul nostro paese.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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