scritto da Elvira Coppola Amabile - 16 Marzo 2020 17:54

ELEZIONI USA 2020: Biden sulla vetta del mondo

Lo scorso martedì si è votato in Michigan, Missouri, Washington, Idaho, North Dakota e Mississippi.

Biden ha trionfato nel cosidetto “minyTuesday” di martedì 10 marzo.

Il Michigan era lo stato che Sanders doveva conquistare, ma è andata diversamente. Biden ha vinto in tutte le contee, persino in quelle tipicamente progressiste, e sembra aver spodestato Sanders anche nello stato di Washington (spoglio al 94% per via del voto via posta.) I fattori da analizzare sono due: le donne delle zone periferiche e suburbane che hanno votato in massa l’ex vicepresidente e un’affluenza tra i giovani non molto alta. Biden stravince negli stati del sud come Mississippi e Missouri, ma anche nel poco popolato Idaho. Insomma, sembra che la sua scommessa sia stata vinta, la coalizione vincente che tenterà di battere il tycoon è costruita. Ma sono tante le incognite che rimangono.

Ieri notte si è tenuto il penultimo dibattito democratico tra JoeBiden e Bernie Sanders. Inizialmente l’evento doveva svolgersi in Arizona, ma a causa del Coronavirus c’è stato uno spostamento nello stato di Washington ed è stata annullata la presenza del pubblico. Alcuni lo hanno definito un dibattito sottotono, ma questa è stata l’ultima possibilità per Sanders che ha cercato un’eventuale gaffe di “SleepyJoe”. Però nulla è accaduto, anche se abbiamo visto un Biden più sveglio del solito (in certi momenti). Sanders ha sprecato la carta del Coronavirus (che negli USA ha già provocato 3400 contagiati, 65 morti e ha fatto cascare nel caos l’amministrazione Trump), limitandosi ad elencare e descrivere la proposta di Medicare For All. Rari i momenti di tensione tra i due candidati che hanno preservato il loro profilo, anche se Biden nella parte iniziale è parso più presidenziale. Sanders riesce ad attaccare l’avversario sulle scelte del passato mentre Biden non può farlo, dal momento che Bernie non cambia posizione politica da almeno 30 anni.

La vera sfida adesso è la tanto attesa riunificazione del partito, che deve obbligatoriamente trovare punti in comune. È necessaria una riconfigurazione della figura di Biden troppo incline a gaffe ed errori, ma importante sarà anche una rimodulazione della strategia in vista di novembre. Nel dibattito sono stati entrambi molto chiari. L’obiettivo comune è battere Trump, ma per farlo bisogna andare a pescare voti tra l’elettorato della middle class impoverita, quell’elettorato che Trump ha inondato, eccitato, entusiasmato mostrando le contraddizioni dell’establishment, dei democratici e delle politiche liberal. L’elettore di Trump non è solamente il maschio, bianco, con reddito basso, con istruzione di livello inferiore, che vive nelle zone rurali. Certo, bisogna dire che la polarizzazione in atto negli ultimi anni sta portando questo effetto, ma se abbiamo imparato una cosa dal 2016 è che la percezione ci ingabbia, ci intrappola e ci fa vedere cose poco riscontrabili con la realtà. Alle scorse elezioni presidenziali, molti votarono Trump non perché fossero d’accordo con le sue idee, ma per lanciare un messaggio al partito democratico che secondo molti, si preoccupa solo di ricevere finanziamenti, vincere e non cambiare niente. La vexata quaestio è: quest’elettorato si recherà alle urne alle elezioni generali? Una delle numerose incertezze che abbiamo attualmente è proprio l’affluenza che risulterà decisiva per vincere le elezioni di novembre.Riusciranno i democratici a rifondare il partito e unire le varie sfumature che lo compongono in un unico colore? Sarà sufficiente una ricalibrazione delle posizioni politiche e l’instaurazione di un equilibrio tra moderati e progressisti? Domande che troveranno una risposta con il passare del tempo e con l’evolversi dello scacchiere politico.

Intanto Biden ha annunciato che il suo Vice sarà una donna, e come potete immaginare gli esperti e gli appassionati stanno provando ad individuare un nome che sia soddisfacente per la campagna. Si pensa ad Elizabeth Warren, Kamala Harris e StaceyAbrams. Sarà importantissimo selezionare un vicepresidente competente e carismatico che possa essere un simbolo per la nuova amministrazione, una garanzia per il paese. Domani si vota in Arizona, Florida, Ohio e Illinois. Quattro stati molto importanti per le elezioni presidenziali. L’Arizona è uno stato che Trump ha vinto quattro anni fa ma si sta spostando a sinistra, la Florida è lo swing states per eccellenza insieme all’Ohio dove The Donald può contare su una forte base operaia stanca della globalizzazione e infine c’è l’Illinois, stato che rappresenta un’eccezione al territorio di Trump nel 2016 perché è l’unico democratico del Mid West. Una netta vittoria di Biden in questi stati (come è altamente probabile visti i sondaggi), porrebbe fine alla campagna di Sanders che non avrebbe altre strade che il ritiro.

Ma il problema del Coronavirus potrebbe sconvolgere questa corsa presidenziale. Se ipotizziamo lo scenario che tutti noi non auspichiamo (cioè un aumento esponenziale dei decessi), Trump sarebbe facilmente accusabile per non aver fatto abbastanza e questo potrebbe rappresentare un macigno irremovibile per la sua campagna, quasi sicuramente lo condannerebbe alla sconfitta. I repubblicani moderati diserterebbero i seggi o voterebbero per Biden. L’altra possibilità è che tutto si stabilizzi entro poche settimane in tal modo che gli USA tornino a respirare. Dobbiamo ricordare, che questa crisi sta causando molte perdite anche al settore turistico statunitense e alle borse economiche. Il crollo di Wall Street è un indicatore inquietante per Trump, perché potrebbe coincidere con una stagnazione dei mercati e dell’economia. E nell’anno delle elezioni tutto questo va evitato categoricamente. Insomma, anche dopo che il problema del coronavirus sarà risolto (speriamo nel più breve tempo possibile), le tracce di questa storia continueranno a influenzare il dibattito pubblico americano tramite una trasformazione.

Per oggi è tutto, ma vi rinnovo l’appuntamento alla prossima settimana con i risultati delle primarie di domani. A presto.

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