scritto da Maria Pia Di Lieto - 12 Marzo 2020 09:18

DONNA & SALUTE Malattie infettive in gravidanza

La gravidanza costituisce per la donna un periodo della vita diverso dal punto di vista immunologico. E’ fondamentale aver eseguito, almeno tre mesi prima del concepimento, test di screening per verificare lo stato immunitario nei riguardi di infezioni come la rosolia e varicella, passibili di vaccino profilattico, per non essere a rischio di contrarre la malattia in gravidanza.

La rosolia, infatti, è temibile in epoca subito precedente il concepimento e nelle prime 10 settimane di gestazione, e in questo periodo non è possibile effettuare il vaccino, perché costituito da virus vivi attenuati.

La varicella, invece, è temibile fra la 13^ e la 20^ settimana, nei 5-6 giorni prima della nascita e due giorni dopo.

Indispensabile, quindi, prevenire questi problemi con uno screening nelle donne fertili prima del desiderio di gravidanza.

Un discorso a parte merita la pertosse, che è associata a morbillo e tetano nel vaccino, che va rinnovato attorno alla 32^ settimana di gravidanza, specie nella seconda gravidanza, per il rischio possibile di trasmissione da parte del primo bambino. In questo modo il feto riceve gli anticorpi materni nel III trimestre e per i primi mesi dopo la nascita, in attesa del vaccino al III mese di vita. Si è visto, infatti, che l’insufficienza respiratoria da pertosse nel neonato può essere addirittura fatale in 7 neonati su 10 affetti.

Anche la quinta malattia, causata dal Parvovirus B19, che si trasmette mediante le vie aeree e le secrezioni naso-faringee, può essere critica se contratta in gravidanza.

La sesta malattia, invece, causata dall’Herpesvirus umano 6 (HHV-6), può raramente compromettere la salute del feto tramite il passaggio transplacentare del virus.

Il morbillo, malattia impegnativa sia nell’infanzia che nell’età adulta, non è associato a malformazioni in gravidanza, ma può causare polmoniti importanti nella madre e nel feto, se contratto in prossimità del parto, per cui si deve approntare subito una profilassi con immunoglobuline, cioè anticorpi già pronti.

La scarlattina, causata dallo Streptococco β-emolitico di gruppo A, non mette a repentaglio la salute del feto direttamente, ma può causare un parto pretermine. Utile eseguire sulla gestante un tampone faringeo ed eventuale terapia antibiotica, naturalmente non dannosa per il feto.

La toxoplasmosi è una malattia parassitaria che, attraverso la contaminazione dei prodotti del terreno, può contagiare ed eventualmente infettare la donna e il bambino. Non esistendo un vaccino specifico, la profilassi consiste nell’evitare l’assunzione di carni o insaccati crudi, e nel lavare bene le verdure crude (mentre le cotte non costituiscono rischio), ed evitare la contaminazione per bocca, tramite le mani, con liquidi biologici di animali domestici. Nel caso di infezione in gravidanza, il rischio per il feto aumenta con il progredire della gestazione, per la comparsa di calcificazioni soprattutto intracraniche ed epatiche. Se individuata l’infezione in tempo utile, grazie a test specifici, l’invio della pz in centro specializzato e una terapia antibiotica specifica ridurranno nella quasi totalità dei casi i rischi di questa infezione.

Il CMV (Citomegalovirus) è un tipo di herpes asintomatico nella maggior parte dei casi, quindi difficilmente evitabile, spesso trasmesso da un precedente figlio. L’unica prevenzione possibile è il monitoraggio attraverso esami specifici sul sangue e sul liquido amniotico, ma non esiste ancora una terapia antivirale efficace specifica.

La trasmissione verticale (madre-feto) dell’epatite B può avvenire in gravidanza, specie nel II trimestre, durante il parto, o nel puerperio. Il rischio di infezione connatale durante il parto è simile nel parto spontaneo e nel taglio cesareo, mentre è poco probabile attraverso il latte materno. Quindi, l’unico metodo per evitare il contagio del bimbo è la vaccinazione e la protezione con gammaglobuline nel neonato a rischio entro 12-24 ore dal parto, il che risulta efficace nel 90-95% dei casi. La ricerca dell’HBsAg (antigene virale) all’inizio della gravidanza e nel III trimestre individua sia le madri affette da epatite B che quelle portatrici sane (circa il 10%). Ovviamente tutte le donne prima della gravidanza dovrebbero essere state già vaccinate.

Come l’epatite B, anche l’epatite C (HCV) e l’HIV hanno modalità di trasmissione simili. Nel caso dell’HCV, il parto con taglio cesareo non si è dimostrato utile nel ridurre il rischio di infezione neonatale, così come non è controindicato l’allattamento materno. Per quanto riguarda l’HIV, grazie alla terapia antiretrovirale in gravidanza, al taglio cesareo e all’inibizione dell’allattamento al seno, la trasmissione materno-fetale è passata dal 17% a meno dell’1% in pochi anni. Non ci sono dimostrazioni che la gravidanza possa causare una progressione del virus né incidere negativamente sull’esito della gravidanza. La terapia antiretrovirale è raccomandata a tutte le donne sieropositive in gravidanza, anche quelle non in trattamento o con numero di virus non rilevabile o basso. La profilassi con antiretrovirali nel neonato, insieme al divieto di allattare, sono essenziali nel prevenire la trasmissione verticale. I test sierologici su neonato si effettuano nei primi giorni di vita, tra 1 e 2 mesi e fra 4 e 6 mesi.

Di grande importanza clinica, specie nei mesi invernali, è l’influenza, che può causare 1/6 delle morti materne per polmonite. L’unica profilassi è il vaccino, specie nel I trimestre, ma ancora poco utilizzato.

Di grande attualità in questi giorni è il contagio da nuovo coronavirus (COVID-19 o SARS-CoV-2). I dati sono in continuo cambiamento e, poiché si conosce ancora molto poco su questo virus, si può solo monitorare ed osservare l’andamento della malattia e del parto nei pochi casi già avvenuti, specie in Cina. Al momento si è visto che il virus non attraversa la placenta, non è presente nel liquido amniotico né nel sangue del cordone ombelicale né nel latte materno. Un solo neonato su oltre 20 è nato positivo per coronavirus. Non è più grave di altre polmoniti, dà un lieve rischio di parto pretermine e di difetto di crescita intrauterina ma non sembra causare più aborti spontanei nel I trimestre. Finora, non conoscendo bene i possibili rischi, nella maggior parte dei casi si è preferito eseguire taglio cesareo, anche se probabilmente non indispensabile, e differire l’allattamento mantenendolo per spremitura, ma tutto è ancora in divenire per la capacità di immunomodulazione della risposta immunitaria in gravidanza. In assenza di vaccinazioni specifiche, l’unica azione possibile resta la prevenzione primaria.

Poiché i dubbi e i timori della donna in gravidanza sono tanti, e non sempre gli stessi medici sono in grado di rispondere a tutti i quesiti in modo completo, si deve consigliare alla donna di rivolgersi a centri di III livello sia per il counselling che per la gestione di questi casi.

Medico Chirurgo, specialista in Ginecologia e Ostetricia, ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche, tra cui la collaborazione ad un volume sulle terapie prenatali invasive. Vicina alle problematiche delle giovani donne, frequenta corsi di aggiornamento e convegni riguardo alle tematiche più attuali soprattutto in ambito di prevenzione e salvaguardia della salute della donna. Particolare attenzione rivolge alla preservazione della fertilità nelle pazienti oncologiche, in quanto membro attivo dell’associazione Onlus “Gemme dormienti”. Collabora anche con l’associazione “Avrò cura di te” per visite mediche gratuite nelle Giornate della Salute.

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