scritto da Alfonso Petrillo - 24 Giugno 2017 10:15

Indagine SWG sugli italiani e la politica: un Paese al bivio che ha paura del futuro

“Immagini la situazione dell’Italia tra dieci anni. Secondo lei, ciascuno di questi problemi sarà risolto o aggravato?”.

Questa è la prima domanda posta dai ricercatori di SWG, nella rilevazione effettuata a inizio di questo mese di giugno, ad un campione rappresentativo nazionale di 1.500 soggetti maggiorenni.

Ebbene il 59% ritiene che i aggraverà il problema dell’immigrazione, mentre il 51% pensa che si aggraverà anche quello relativo ai bassi livelli di salari e pensioni e per il 50% quello del terrorismo internazionale. Insomma, viene prefigurato uno scenario abbastanza cupo.

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“Il  Paese  tra  dieci  anni,  in  base  alle  sensazioni  emozionali  e  percettive espresse  dalle persone -scrivono i rilevatori nella loro analisi delle risposte raccolte- sarà più povero e frenetico. Sarà  ancor  di  più  individualista  di  quanto  non  lo  sia  oggi,  ma  anche  più  vecchio  e, soprattutto, più ingiusto”.

Alla seconda domanda, infatti, “pensando alla società del prossimo futuro, come sarà secondo lei rispetto a quella di oggi?”, le risposte sono inquietanti e desolanti: più ingiusta, meno democratica, più povera, più in declino, più ignorante, più frenetica, più vecchia e via di questo passo.

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“L’evolversi della nostra società -scrivano ancora gli analisti- non sembra destinato a cogliere nuovi lidi e sfide culturali, anzi, pare volgere la prua verso un decadimento dei livelli di cultura, sapere e dei livelli di democrazia”.

Sulle previsioni circa ciò che migliorerà o peggiorerà, gli italiani ritengono che aumenteranno le pari opportunità, ma per il resto sono pessimisti, il 62% pensano che peggioreranno i livelli di benessere economico, mentre il 61% ritengono che aumenteranno le diseguaglianze sociali, il 59% che peggioreranno sia la corruzione che le opportunità per i giovani.

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“Il nostro Paese è una realtà che, se da un lato, avverte il deficit di futuro, la sfiducia neicorpi  intermedi,  il  basso  profilo  delle  classi  dirigenti -si legge ancora nell’analisi che accompagna la ricerca-  dall’altro  lato,  è  sfiancato  dallo  status  quo  e  vuole  assolutamente innestare una nuova marcia, vuole il cambiamento”.

“L’Italia  è  una  nazione  al  bivio -concludono gli analisti di SWG-  ha  bisogno  di  ritessere  un  senso  di  comunità,  di ritrovare   punti   in   comune   su   cui   marciare   (pur   nella   differenza   delle   posizioni politiche),  di  fare  i  conti  con  un  progetto  Italia.  È  una  società  che,  innanzitutto,  ha bisogno   di   ritrovare   una   classe   dirigente,   persone   che   vogliano   impegnarsi   per cambiare  e  che  lo  facciano  con  ragione  e  con  sentimento.  Come  direbbe  Winston Churchill: “Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta”.

Nato nel 1986, laureando in Scienze Politiche, attualmente dipendente di Iperceramica, ha collaborato con "Le Cronache di Salerno" e sin dall'inizio con Ulisse on line.

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